#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan

10 cent

#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan

Non possiamo vivere senza arte e cultura, in barba all’articolo del The Sunday Times di qualche settimana fa. È quanto ribadisce Giuseppina Giordano con il suo nuovo progetto, partito dal supermercato Migros di Mazara del Vallo (TP).

Di lei avevamo già parlato in piena fase lockdown, quando vi avevo presentato WE ARE COROLLA. Ora l’artista Giuseppina Giordano torna a far parlare di sé grazie a #10cents – ART AT THE SUPERMARKET.

Già il nome non poteva non incuriosirmi!

Infatti, in una “precedente vita”, ho lavorato con profitto nell’ambito dell’internazionalizzazione della grande distribuzione organizzata in Medio Oriente. In due parole mi occupavo di esportazione di prodotti alimentari italiani verso gli Emirati Arabi Uniti, per grandi catene di vendita al dettaglio.

Dopo qualche anno ho ricevuto la “chiamata” ed il “sacro fuoco dell’arte” mi ha folgorata…sulla via del supermercato, diciamo così 😛

Quindi, avendo toccato con mano sia la realtà commerciale che quella culturale, l’idea dell’arte come genere di prima necessità non mi è dispiaciuta affatto. Soprattutto se si considera la statistica riportata dal celebre The Sunday Times, edizione di Singapore, dove il lavoro dell’artista viene collocato al primo posto tra le occupazioni meno utili durante una crisi globale.

Certo, paragonare l’arte al pane può risultare provocatorio, ma sono convinta che senza la cultura, seppur fruita online, la permanenza di questi mesi nelle proprie abitazioni sarebbe risultata ancora più pesante.

Arricchisce dal punto di vista umano, educa e permette di sfuggire mentalmente alle problematiche quotidiane. Insomma la cultura è un vero e proprio “cibo” per l’anima.

Ciò ha spinto Giuseppina a dar vita a “#10cents – ART AT THE SUPERMARKET, 2020 the supportive art r-evolution”.

#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan

Infatti, nello statement del progetto, si dichiara che “l’arte è buona ed essenziale. Come il pane. Abbiamo bisogno dell’arte, così come abbiamo bisogno del cibo”.

Ma di cosa si tratta nello specifico?!

Per 10 giorni, dal 23 Maggio al 1 Giugno, alcune opere di Pietro Consagra, Cose Cosmiche, Federica Di Pietrantonio, Domenico Laterza, Tania Lombardo, Matteo Pizzolante sono state esposte tra gli scaffali del supermercato Migros. Sì, presentate al fianco dei consueti prodotti alimentari in un punto vendita regolarmente aperto al pubblico. L’operazione ha coinvolto artisti, operatori culturali, collezionisti ed attori della filiera food. I lavori sono stati prestati direttamente dai proprietari diventati, in questo modo, dei filantropi pronti a condividere una parte della loro collezione con un pubblico inusuale.

#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan

ART AT THE SUPERMARKET
#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan Matteo Pizzolante, “Silent Sun”, ph Benito Frazzetta

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Una performance diffusa che ha portato l’arte contemporanea in uno scenario totalmente opposto a quello del museo o a certi spazi espositivi ancora oggi troppo elitari, perlomeno in apparenza. Le opere sono entrate nella vita di tutti i giorni, a stretto contatto con le persone, in un momento in cui gli scambi sono limitati.

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ART AT THE SUPERMARKET
#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan Domenico Laterza, “limoni da tennis”, ph Benito Frazzetta

#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan

Se è vero che non ci si può saziare guardando un programma di cucina, allo stesso modo l’arte e gli artisti non possono sopravvivere solo on-line o attraverso la digitalizzazione dei loro lavori. Al contempo un mondo che si dimentica di quanto la cultura sia un bene essenziale è un mondo che non può far fronte alle sfide che il futuro ci riserva“, afferma l’ideatrice del progetto.

Un’ulteriore occasione di riflessione l’ho riscontrata nell’invito rivolto ai consumatori a dare il proprio contribuito, a fare la differenza per supportare i giovani artisti. Infatti, i clienti potevano devolvere una quota a sostegno dei partecipanti a #10cents – ART AT THE SUPERMARKET. La donazione simbolica partiva da 10 centesimi, da lasciare in cassa.

Alla fine dell’esposizione il 10% di quanto raccolto è andato ad un artista od operatore culturale in difficoltà economica, fisica, sociale o proveniente da un paese in cui vengono negati i diritti fondamentali dell’uomo (10cents – ART AT THE SUPERMARKET GRANT).

Sinceramente questo elemento mi ha fortemente colpita.

Davvero l’arte vale così poco, o perlomeno questa è la percezione dell’opinione pubblica?

Chiaramente i 10 cent di partenza richiamano il nome dell’esposizione, ma la cifra ha creato non poche perplessità.

#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan

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#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan Tania Lombardo, “Untitled”, ph Benito Frazzetta

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Oltre all’esposizione delle opere, il punto vendita è stato coinvolto completamente: le grafiche del progetto hanno rivestito l’esterno e l’interno del locale, ibridandosi con quelle degli sconti e delle offerte. L’impianto audio ha diffuso “Antidoti nel futuro” del duo Cose Cosmiche (Silvia Hell, Helga Franza), ideato per il Festival di Radio Gwendalyn. Una serie di conversazioni parallele con esperti nel settore delle scienze, della filosofia e dell’arte per conoscere quali “antidoti” si prospettano per il futuro dell’umanità.

Finita l’esperienza siciliana, #10cents – ART AT THE SUPERMARKET è già pronto a replicare ulteriori edizioni in Italia (Milano, Livorno, Prato, Firenze, Siena, Mazara del Vallo, San Gimignano,Torino) e non solo.

A quanto pare il team ha preso contatti per proporre il format all’estero: Stati Uniti (New York, Phoenix, Provincetown, San Francisco, Westford, Chicago, Los Angeles), Corea (Seoul), Grecia (Atene), Gran Bretagna (Londra), Pakistan (Lahore), Canada (Montreal), Finlandia (Helsinki) ed Australia (Sidney).

Per quanto riguarda le riflessioni da diffondere attraverso l’impianto audio dei punti vendita hanno dato la loro disponibilità a contribuire i curatori Bernardo Agrò, Arianna Baldoni, Matteo Bergamini, Ginevra Bria, Michela Eremita, Gianni Di Matteo, Pietro Gaglianò, Gianluca Gramolazzi, Marco Marelli, Cristina Muccioli, Susanna Ravelli, Gabi Scardi.

#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan

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#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan Pietro Consagra, “Untitled”, ph Benito Frazzetta

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Fondamentalmente quello che serve per creare un’edizione non è poi così difficile da trovare. Basta un negozio di generi alimentari, almeno due artisti, alcuni collezionisti e, aggiungo io, controllare le modalità assicurative 😉

Gli organizzatori di #10cents – ART AT THE SUPERMARKET hanno anche pensato allo sviluppo di progetti site-specific per i singoli punti vendita o per le catene agroalimentari che vogliano contribuire in maniera più incisiva alla mostra, con sezioni dedicate.

Collezionisti, giovani artisti, siete rimasti affascinati dall’idea?!

Andate a dare un’occhiata alle modalità di partecipazione su https://www.10centsproject.com/.

Opere d’arte tra il banco della macelleria e quello della gastronomia, o tra le confezioni di pasta: un’immagine forte, che farà storcere il naso ai puristi.

Se questo servisse ad una maggiore presa di coscienza dell’importanza e del valore della cultura, in vista di un aumento della sua tutela, ben venga.

“Solo l’immaginazione e un cambio di prospettiva possono aiutarci a crescere insieme, a sognarci come individui e come comunità. Scopriamo una lingua nuova che faccia luce sulla dimensione interdipendente in cui viviamo e la trasformi in una realtà compassionevole e solidale.”

 

OFFICIAL VIDEO ZERO EDITION by Benito Frazzetta

https://vimeo.com/421838761

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Documenti e libri antichi…versione 2.0 – Art Nomade Milan

Documenti e libri antichi

Documenti e libri antichi…versione 2.0 – Art Nomade Milan

Chi l’ha detto che biblioteche ed archivi siano i luoghi preferiti dalle persone “diversamente giovani”? Art Nomade Milan ha intervistato Maria Rosa Borraccino, che del restauro e della conservazione della carta ne ha fatto la sua professione.

 

Settimana scorsa avevamo introdotto il tema del collezionismo di manifesti pubblicitari ed affini, oggi non potevamo non parlare della conservazione di stampe, libri e documenti cartacei 😉

Perché se il loro valore di acquisto appare spesso più “affordable” per gli appassionati d’arte, è anche vero che la conservazione pone non pochi problemi.

Ne abbiamo parlato con Maria Rosa Borraccino in una diretta sul profilo Instagram Art Nomade Milan: eccovi il riassunto dei temi principali in maniera tale che abbiate qualche consiglio in più per gestire al meglio la vostra collezione.

– Maria Rosa, come è nata la tua passione per i libri e che percorso di studi hai intrapreso per diventare una conservatrice specializzata in restauro e legatoria?

Mi è sempre piaciuto vivere con “il naso tra i libri”. La mia passione per la lettura mi ha permesso di frequentare biblioteche e archivi, facendoli diventare i miei luoghi preferiti. L’amore per l’arte e l’antiquariato, trasmessomi dai miei genitori, ha fatto il resto.

Sono stata attratta dalle attività artistiche e scientifiche e così all’università ho intrapreso il corso di laurea, triennale e magistrale, in “Scienze e tecnologie per la diagnostica e la conservazione dei beni culturali”, presso l’Università degli Studi di Bari. Il curriculum studiorum mi affascinava perché permetteva di analizzare le opere d’arte andando oltre le apparenze e l’interpretazione soggettiva. In particolare il corso di “chimica dei materiali” con lo studio dei fenomeni di degrado, della struttura dei supporti di scrittura, degli inchiostri e delle legature, è stato folgorante. Mi ha permesso di comprendere qual’era la mia nicchia d’interesse. Il periodo post-laurea l’ho dedicato alla formazione nel settore. Ho partecipato a corsi, concorsi e ho lavorato nel settore bibliotecario, presso laboratori e botteghe di restauro e legatoria. Nel 2016 il MIBACT mi ha riconosciuto la qualifica di Tecnico Restauratore dei beni culturali.

– Qual è stata la materia di studi più significativa?

L’incidenza maggiore l’ha avuta il corso sul restauro della carta, effettuato grazie alla vincita di una borsa di studio messa a disposizione dall’Associazione San Gemini Preservation Studies, in collaborazione con l’Institute for Restoration and Preservation Studies di New York. Il percorso si è svolto proprio a San Gemini, in provincia di Terni, con insegnanti e allievi stranieri. È stata un’opportunità per far pratica con la lingua inglese ed inserirmi nel settore, grazie alla vincita di una delle quattro borse di studio messe a disposizione per laureati italiani, nell’ambito del restauro e dei beni culturali.

libri antichi
Documenti e libri antichi…versione 2.0 – Art Nomade Milan Maria Rosa Borraccino all’opera su un volume antico

– Entriamo nel vivo dell’argomento: documenti e libri antichi, quali consigli dai ai nostri lettori per poterli conservare al meglio?  documenti e libri antichi

La carta è un materiale delicato ma allo stesso tempo molto resistente. Grazie a questo affascinante supporto possiamo ancora ammirare documenti e volumi scritti e stampati secoli fa. Dobbiamo, però, ricordarci che un libro non è composto solo da quest’ultima: è un manufatto in cui convivono più composti, che devono essere in equilibrio tra loro per garantire l’integrità del bene nel suo complesso.

Spesso il consiglio che mi trovo a rimarcare è l’importanza delle condizioni atmosferiche del luogo in cui documenti e libri antichi vengono conservati. La temperatura e l’umidità sono condizioni che bisogna tenere sotto controllo, così come le radiazioni provenienti da fonti luminose. Consiglio di evitare cantine e soffitte, spazi troppo umidi e secchi che accelerano i processi di deterioramento dei materiali. La luce non deve essere mai diretta, soprattutto quella solare. Conosciamo bene i danni che provoca: scolorimenti e imbrunimenti della carta e degli inchiostri. Un altro aspetto importante è l’areazione, che ha un’azione antibatterica, evitando la proliferazione di muffe e funghi. È pertanto sconsigliato l’uso di librerie chiuse con ante e vetri o la conservazione di documenti all’interno di cartelline in plastica, che non permettono ai materiali di “respirare”.

Per maggiori approfondimenti consiglio di seguire il mio blog che contiene molti articoli dedicati (www.micron-art.com).

– Quali sono i problemi, legati alla cattiva conservazione, che più spesso riscontri sui beni artistici durante il tuo lavoro quotidiano?

Spesso i danni sono provocati dall’incuria e dal cattivo maneggiamento. Ad esempio la pessima abitudine di estrarre i libri dagli scaffali tirandoli dalla cuffia, la parte superiore del dorso di un libro, ne determina il distacco. Mi ritrovo di frequente a restaurare libri il cui dorso si presenta del tutto separato, con le cerniere lacerate a causa di questa errata manipolazione.

– Sei anche specializzata in legatoria: quali sono le richieste più numerose che ti capita di ricevere in questo ambito?   documenti e libri antichi

La legatoria mi permette di esprimere la mia creatività, uscendo dagli schemi richiesti nel restauro e nella conservazione. Mi piace lavorare “su misura” personalizzando e concretizzando qualsiasi idea che riguarda libri, album e lavori cartotecnici. Le richieste più numerose sono quelle inerenti gli album fotografici, nonostante il boom del digitale abbia reso quasi superfluo e difficoltoso scegliere un numero limitato di foto da stampare. Non mancano agende e block-notes in cui annotare appuntamenti e pensieri di ogni tipo, preferendo la carta al medium elettronico sempre e comunque.

 

Documenti e libri antichi
Documenti e libri antichi…versione 2.0 – Art Nomade Milan  Maria Rosa Borraccino al lavoro in laboratorio

–  Molte volte si pensa che solo le edizioni antiche abbiano bisogno di interventi di conservazione. È vero?

No, non è affatto vero, anzi. I materiali moderni sono spesso effimeri rispetto a quelli antichi e pertanto hanno bisogno di maggiore attenzione. Difatti non è raro trovare libri o documenti, moderni e contemporanei, con degradi evidenti ed avanzati. Purtroppo oggi giorno si tende a pensare al profitto, a scapito di materie prime di buona qualità.

– Capitolo clienti: collezionisti privati versus enti pubblici. Chi sono i tuoi principali committenti? documenti e libri antichi

Sono per lo più collezionisti privati e amatori. Purtroppo, anche se collaboro con altri professionisti restauratori, le biblioteche e gli archivi non investono nel recupero del materiale librario e archivistico, spesso per mancanza di fondi.

–  Come hai vissuto il periodo di lockdown causato dall’epidemia da COVID-19? Hai riscontrato una sensibile diminuzione delle richieste nell’ambito della conservazione dei beni culturali?

Le richieste sono state sospese del tutto, data la situazione. Ho continuato a lavorare su alcuni progetti che avevo ricevuto prima del lockdown e su alcuni lavori arretrati. Sono stati comunque mesi molto produttivi, in cui ho avuto modo di seguire corsi, seminari e webinar, ideando nuovi progetti che ho appena concretizzato.

– Ce ne vuoi svelare qualcuno in anteprima?

In realtà ho un progetto che mi entusiasma molto e che vorrei quanto prima realizzare, ma richiederà ancora un po’ di tempo e formazione per poterlo attuare.

I libri restano il fulcro centrale!

 

Affiche: i manifesti pubblicitari entrano nelle collezioni – Art Nomade Milan

manifesti pubblicitari

Affiche: i manifesti pubblicitari entrano nelle collezioni – Art Nomade Milan

I cartelloni d’annata sono sempre più presenti nelle raccolte d’arte. Ne abbiamo parlato con Mirko Morini di Tortona4Arte, che ci ha dato qualche dritta per avventurarci in questo settore.

È ormai da qualche anno che si parla di “affordable art”: cultura per tutti, oggetti da collezione che arricchiscano le nostre vite senza farci spendere un capitale. Certo le blue chip (capolavori di grande valore, che riescono a mantenerlo nel tempo) non potranno mai essere alla portata dei più, a meno che tu non sia uno degli HNWI: persone con circa 1 milione di $ in liquidità. 😉

Esistono, però, altri settore del collezionismo che cominciano ad essere presi in considerazione dagli appassionati d’arte, con conseguente crescita di attenzione da parte dei critici e di tutti gli operatori del settore.

Grazie a Mirko Morini, protagonista di una delle dirette che ha animato il profilo Instagram @artnomademilan durante il lockdown, scopriamo il filone dei manifesti pubblicitari, che sta vivendo un vero periodo d’oro.

A proposito: se capitate a Milano passate a trovarlo da Tortona4Arte, negozio di modernariato, design e arte del Novecento. Mirko, assieme ai soci che lo accompagnano in questa avventura, ama definirlo un “contenitore multimediale”.

Eccovi, quindi, alcune tips per iniziare a districarvi in questo settore e abbozzare la vostra collezione 😉

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Affiche: i manifesti pubblicitari entrano nelle collezioni – Art Nomade Milan  Courtesy Tortona4Arte

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Iniziamo dal perché i poster pubblicitari diventino un oggetto di preziosa raccolta.

Di natura il manifesto è un elemento raro e molto decorativo, che si posiziona a cavallo tra arte e design. Molto spesso lo si acquista per arricchire l’interior di determinati ambienti, avendo presente il luogo dove lo si andrà a collocare. Certamente sono le quotazioni di mercato abbordabili, rispetto a quadri e ad altre forme artistiche, che ne agevolano l’acquisto. Inoltre è facile trovare un tema da seguire per la raccolta: si può ordinarli per stile grafico, periodo storico, città, autore o dare spazio alle proprie passioni e iniziare una collezione tematica (sport, marchi di bevande o automobili).

I manifesti sono anche utilizzati per decorare gli uffici, secondo uno stile ricercato e unico.
Spesso le gallerie di settore offrono un servizio di rendering per visualizzare al meglio, pre acquisto, i poster nelle loro future sedi.

Ad esempio Tortona4Arte si è occupata dell’arredamento di alcuni ristoranti (il parigino Cacio e Pepe) e di certi punti vendita della catena Cioccolati Italiani.

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Per iniziare a collezionare manifesti è utile affidarsi a dei professionisti del settore.

Ad una persona alle prime armi possono apparire un po’ tutti uguali tra loro. In realtà hanno quotazioni molto differenti, anche se di stesso formato, che variano in base a stile grafico, anno, artista, stato di conservazione.
Purtroppo esistono pochi manuali riguardanti i poster pubblicitari: molte volte quello che viene pubblicato è, in realtà, difficile da reperire. Alcuni collezionisti incalliti cercano un manifesto specifico per anni senza riuscire a trovarlo. Abbiamo parlato di quotazioni alla portata di molti, ma se si cercano dei pezzi estremamente rari i prezzi salgono, soprattutto per i poster originali.

Pubblicazioni utili per iniziare ad approfondire le proprie conoscenze sono quelle della Silvana Editoriale, suddivise per genere.

Affiche: i manifesti pubblicitari entrano nelle collezioni – Art Nomade Milan  Courtesy of Tortona4Arte

Affiche: i manifesti pubblicitari entrano nelle collezioni – Art Nomade Milan

Una volta che si sono mossi i primi passi nel settore è possibile esplorarne le varie tematiche che, come già accennato, sono tantissime.

Si spazia dell’aperitivo all’equitazione, dal mondo assicurativo al turismo, dall’automotive al cibo.

Alcuni soggetti sono più difficili da reperire, ma una buona ricerca ed una dose di fortuna aiutano 😉
Altro argomento molto gettonato è quello cinematografico che, in termini di popolarità, se la gioca con il più ampio universo della pubblicità generica. Tendenzialmente i cartelloni dei film sono facili da trovare in quanto erano conservati all’interno delle sale.

Infatti dobbiamo pensare che in origine i poster non avevano valore collezionistico: venivano affissi in strada e le rimanenze mandate al macero. I “superstiti” sono stati conservati da persone lungimiranti che avevano capito la loro rilevanza artistica.

Affiche: i manifesti pubblicitari entrano nelle collezioni – Art Nomade Milan

Venendo alle quotazioni bisogna davvero aver accumulato una certa esperienza per non prendere delle “cantonate”. Alcune linee guida possono essere la constatazione della rarità, dello stile grafico e dell’autore.

Esistono molti “falsi”, o meglio riproduzioni di poster celebri. Per riconoscere l’autenticità è essenziale analizzare la carta: nei primi anni del Novecento si usava una tipologia particolare di supporto, diverso da quello degli Anni Trenta e degli Anni Cinquanta.

Potremmo affermare che ogni periodo storico ha utilizzato una carta dalla composizione specifica.

Un’altra variante da considerare è la tecnica di stampa.
La litografia e l’offset sono le più famose (esistevano anche la cromolitografia e la serigrafia).
Nell’ambito dei manifesti la prima è stata molto usata fino agli Anni Quaranta/Cinquanta del Novecento.  Il risultato era un tratto di colore pieno e definito.
L’offset, invece, formava un reticolo di puntini.
La litografia era una metodologia più fine e quotata: ciò non toglie che anche le stampe offset possano raggiungere prezzi elevati.
Altra caratteristica da tener presente è il formato: i cartelloni hanno dimensioni “standard”.

Un manifesto rigido è, di norma, 100 X 70 cm. Se lo si trova in altre misure i dubbi sulla sua autenticità aumentano.

Affiche: i manifesti pubblicitari entrano nelle collezioni – Art Nomade Milan

manifesti pubblicitari
Affiche: i manifesti pubblicitari entrano nelle collezioni – Art Nomade Milan  Courtesy of Tortona4Arte

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Passiamo ora al tema dell’acquisto.

Ad oggi non esistono fiere specializzate, almeno in Italia. Vi è però una rete di negozi/gallerie che si concentrano soprattutto sulla fascia temporale che va dagli Anni Cinquanta agli Anni Ottanta del Novecento.

Quindi riconoscere, quotare, acquistare, collezionare, ma anche…restaurare!

Ebbene sì, i manifesti pubblicitari, come tutti i supporti cartacei, hanno bisogno di adeguate modalità di conservazione e, a volte, di interventi per ripristinarne la bellezza originaria.

Sono pochi i restauratori specializzati in questo ambito.

I procedimenti utilizzati sono spesso molto lunghi e delicati: il rischio di peggiorare le condizioni del poster è sempre dietro l’angolo.

Talvolta si procede con l’incollare il cartellone su tela di lino e carta acid free. Si opera con una colla a base di amido di mais, così da non intaccare l’originalità della carta e rendere il procedimento reversibile.

Cercate dunque un oggetto d’arte ad un prezzo abbordabile?!

Volete avvicinarvi al collezionismo?!

Un buon primo passo possono essere proprio le affiche. Sono sicura che questo mondo vi ammalierà 😉

Alla prossima avventura!

 

 

“A Collection” ci invita a riscoprire gli arazzi d’artista – Art Nomade Milan

A Collection

“A Collection” ci invita a riscoprire gli arazzi d’artista – Art Nomade Milan

Unire una tradizione millenaria all’espressività contemporanea. Questo è il progetto, a cura di Chiara Casarin, ideato dal Maestro Tessitore Giovanni Bonotto. Art Nomade Milan l’ha intervistato per voi.

Qualche tempo fa, girovagando su Instagram, mi sono imbattuta in un profilo che ha catturato la mia attenzione: @acollectionart.

La sua descrizione recita: “tapestries collection by contemporary artists“.

“Forse qualcuno si ricorda di questo medium espressivo e cerca di rivitalizzarlo un po'”, ho subito pensato.

Mi sono quindi messa all’opera visitando il relativo sito web e prendendo contatti con gli organizzatori.

Ho così scoperto una collezione visionaria: 10+1 progetti artistici realizzati in arazzo dal Maestro Giovanni Bonotto, attualmente esposti al MUSE di Trento fino al 20 settembre 2020.

Ma “A Collection“, questo il nome del progetto, è molto di più, non ultimo una partnership con Arte Fiera, che ha portato alla creazione di un premio dedicato, e molto altro ancora.

Per la cronaca faceva parte della giuria del riconoscimento bolognese, destinato a scegliere il nuovo artista partecipante, anche una delle curatrici indipendenti che più stimo: Maria Chiara Valacchi.

A Collection” ha dunque invitato giovani ed affermati creativi italiani ad utilizzare la loro capacità in connubio con le più avanzate tecniche di tessitura.

riscoprire gli arazzi d’artista – Art Nomade Milan

A Collection
“A Collection” ci invita a riscoprire gli arazzi d’artista – Art Nomade Milan

Artisti eterogenei, è importante sottolinearlo, non fiber artist: ad aggiudicarsi il Premio A Collection durante la mostra mercato bolognese sono stati il duo milanese The Cool Couple.

Ora che le normative sanitarie lo permettono, la residenza di Niccolò Benetton e Simone Santilli potrà finalmente iniziare: si occuperanno del design di un nuovo arazzo che verrà realizzato, come i precedenti, dal Maestro Tessitore Giovanni Bonotto.

Sono convinta che ne vedremo davvero delle “belle”: come dimenticare l’installazione creata per BienNoLo?

Chissà come verrà tradotta la creatività di The Cool Couple in termini tessili…

Sono sicura di avervi già incuriosito abbastanza 😉

Cedo quindi la parola al Maestro Giovanni Bonotto, che ringrazio ancora per la disponibilità che mi ha dimostrato.

Nelle prossime righe scopriremo assieme a Lui “A Collection“.

Nel panorama dell’arte contemporanea il tessile rimane spesso nelle retrovie. Molte iniziative restano confinate a livello locale: il pubblico degli amanti dell’arte difficilmente ne viene a conoscenza. Secondo lei è davvero possibile far salire la fiber art alle luci della ribalta?

La storia dell’arazzo è millenaria. Un linguaggio universale, le cui prime testimonianze risalgono al 2000 a.C in Egitto. Dall’America precolombiana alla Francia, la produzione degli arazzi è sempre stata una strategia culturale.
Tessere è azione e metafora, performance e monito. L’arazzo è un oggetto considerato di lusso: richiede altissima specializzazione manuale, viene realizzato in tempi molto lunghi, troppo lunghi per essere accessibile a tutti. Ha avuto scopi decorativi, rituali, pubblici, commemorativi con significati politici, religiosi e sociali. È uno strumento antico, che da sempre ha avuto un pensiero contemporaneo e si fa traduttore di un sistema complesso e disarticolato, quello visivo, per realizzare esemplari inediti.

A Collection
“A Collection” ci invita a riscoprire gli arazzi d’artista – Art Nomade Milan

Nella contemporaneità la riscoperta del valore artigianale, della produzione manuale, dell’attenzione alla tradizione si afferma ogni giorno di più. L’arazzo contemporaneo sta diventando un oggetto del desiderio dei più raffinati collezionisti. Molti artisti, che non si sono mai confrontati con il tessile, scoprono oggi, grazie ai progetti di residenza di “A Collection“, la forza della collaborazione e le potenzialità della traduzione delle loro opere in oggetti tessuti di grandi dimensioni e di straordinaria forza comunicativa.

A Collection“, inoltre, risponde alla richiesta, sempre più urgente, di dare un contributo alla salvaguardia del pianeta e di tutte le forme di vita. Con i suoi arazzi, realizzati per lo più con filati ricavati dalla plastica riciclata, valorizza l’attenzione che gli artisti manifestano verso l’ambiente.

Come è nata l’idea di “A Collection”?

L’idea di questa collezione parte da un desiderio: immaginare di poter trasformare un problema in un’opera d’arte. “A Collection è nata proprio così pensando che, con il contributo di dieci artisti italiani giovani e già affermati, avremmo potuto trasformare la maggior fonte di inquinamento del nostro pianeta in un’opportunità per la produzione di meravigliose opere d’arte. Abbiamo dunque scelto dieci creativi che hanno realizzato dei progetti destinati, fin dalla nascita, a diventare delle opere d’arte: dei grandi arazzi.

I filati sono stati ricavati dalla plastica riciclata.

A Collectionparte dall’incontro tra tecnologia, ricerca e creatività. Ingredienti fondamentali di un progetto rivoluzionario. Lusso e sostenibilità si uniscono, dando vita ad una mostra collettiva in cui troviamo le più interessanti firme dell’arte contemporanea italiana.

Riprendendo la metafora delle fibre, che unendosi in trama ed ordito creano il manufatto finito, in A Collectionsi legano arte ed ambiente. Come mai questa scelta?

Abbiamo deciso di avviare un percorso che approcciasse l’arte fin dalla sua produzione. “A Collection” nasce dall’unione di un’attività industriale professionale e dell’amore per l’arte del Maestro Tessitore Giovanni Bonotto. Ecco perché è stato spontaneo incontrare gli artisti per realizzare questo progetto: dieci arazzi composti in prevalenza da plastica che proviene da rifiuti riciclati. Dagli scarti nasce una seconda vita, all’insegna dell’arte contemporanea.

Da amante dell’espressività africana non posso non pensare ai grandi arazzi di El Anatsui…Come nascono i filati plastici che andranno a comporre le opere degli artisti scelti per “A Collection”?

 I filati nascono dalla plastica: triturata, polverizzata e rifilata.

Si tratta di un processo che ha richiesto anni di studio e che ora è stato messo al servizio della produzione artistica contemporanea.

Il punto di riferimento di un nuovo linguaggio per la realizzazione di opere d’arte inedite.

A Collection
“A Collection” ci invita a riscoprire gli arazzi d’artista – Art Nomade Milan

Torino 2019, Bologna e Trento 2020, dove esponete al MUSE a Palazzo delle Albere. Quali saranno le tappe future di A Collection”? Creerete altri arazzi oltre i 10 +1?

Ad Arte Fiera 2020, attraverso la realizzazione di un premio dedicato, abbiamo selezionato i The Cool Couple, che stanno portando avanti la residenza disegnando un nuovo arazzo. Questo si andrà ad aggiungere ai 10+1 già realizzati. Il desiderio è di poter coinvolgere altri artisti e creare nuove opere.

A Collection è un progetto in continuo divenire. Scegliamo con regolarità i creativi e promuoviamo residenze per la realizzazione degli arazzi. La collezione cresce e le opportunità espositive si rivolgeranno, presto, anche all’estero.

A Bologna avete scelto di istituire il premio sopra menzionato, in collaborazione con Arte Fiera, uno dei principali player del mercato dell’arte italiano. Secondo lei queste realtà possono contribuire alla crescita culturale del panorama artistico e non solo al fiorire del business?

Le fiere, le biennali, le mostre in galleria sono tutte attività di verifica del lavoro svolto e di partenza per nuovi progetti. Il mercato è chiaramente monitorato all’interno delle grandi istituzioni, ma è di fatto l’altro lato della medaglia. Noi ci occupiamo della parte creativa, visionaria, curatoriale e culturale. Le gallerie che rappresentano gli artisti selezionati si dedicano al mercato. È importante mantenere la specificità delle competenze in ogni collaborazione. Certamente le fiere possono essere momenti di forte approfondimento culturale e, ancor più interessante, possono essere degli indicatori privilegiati sui trend di produzione artistica, in quanto hub di forze e di proposte eterogenee.

Dall’esperienza di A Collection potrebbe nascere, in futuro, una linea commerciale di arazzi creati da artisti? Magari di differenti dimensioni, per adattarsi agli appartamenti moderni. Finalmente l’arazzo tornerebbe ad essere un’opera d’arte e un arredo di pregio, come è sempre stato nelle passate epoche storiche…

Certo! Sono già molti i collezionisti che ci chiedono esplicitamente l’opera di uno o dell’altro artista, ma, come dicevamo prima, noi lavoriamo da “artisti e curatori”, non da galleristi. Bisognerà che di questo si occupino le gallerie.  Gli arazzi che “A Collection” produce sono pezzi unici destinati alla collezione ed alle grandi mostre.

Molte storiche manifatture italiane hanno cessato la produzione. Penso alla ligure MITA o all’atelier di Elio Palmisano. Spesso sopravvivono piccoli laboratori artigianali. Come vede il futuro dell’arazzeria artistica?

Come in molti altri ambiti è necessario avere una visione a lungo termine. Si deve raccontare una storia nuova, ma storicamente consolidata. Si deve avere rigore nel metodo ed eccellere nel risultato.

Con questi ingredienti tutti i piccoli laboratori, che sono i migliori, possono crescere e continuare a produrre bellezza.