#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan

10 cent

#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan

Non possiamo vivere senza arte e cultura, in barba all’articolo del The Sunday Times di qualche settimana fa. È quanto ribadisce Giuseppina Giordano con il suo nuovo progetto, partito dal supermercato Migros di Mazara del Vallo (TP).

Di lei avevamo già parlato in piena fase lockdown, quando vi avevo presentato WE ARE COROLLA. Ora l’artista Giuseppina Giordano torna a far parlare di sé grazie a #10cents – ART AT THE SUPERMARKET.

Già il nome non poteva non incuriosirmi!

Infatti, in una “precedente vita”, ho lavorato con profitto nell’ambito dell’internazionalizzazione della grande distribuzione organizzata in Medio Oriente. In due parole mi occupavo di esportazione di prodotti alimentari italiani verso gli Emirati Arabi Uniti, per grandi catene di vendita al dettaglio.

Dopo qualche anno ho ricevuto la “chiamata” ed il “sacro fuoco dell’arte” mi ha folgorata…sulla via del supermercato, diciamo così 😛

Quindi, avendo toccato con mano sia la realtà commerciale che quella culturale, l’idea dell’arte come genere di prima necessità non mi è dispiaciuta affatto. Soprattutto se si considera la statistica riportata dal celebre The Sunday Times, edizione di Singapore, dove il lavoro dell’artista viene collocato al primo posto tra le occupazioni meno utili durante una crisi globale.

Certo, paragonare l’arte al pane può risultare provocatorio, ma sono convinta che senza la cultura, seppur fruita online, la permanenza di questi mesi nelle proprie abitazioni sarebbe risultata ancora più pesante.

Arricchisce dal punto di vista umano, educa e permette di sfuggire mentalmente alle problematiche quotidiane. Insomma la cultura è un vero e proprio “cibo” per l’anima.

Ciò ha spinto Giuseppina a dar vita a “#10cents – ART AT THE SUPERMARKET, 2020 the supportive art r-evolution”.

#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan

Infatti, nello statement del progetto, si dichiara che “l’arte è buona ed essenziale. Come il pane. Abbiamo bisogno dell’arte, così come abbiamo bisogno del cibo”.

Ma di cosa si tratta nello specifico?!

Per 10 giorni, dal 23 Maggio al 1 Giugno, alcune opere di Pietro Consagra, Cose Cosmiche, Federica Di Pietrantonio, Domenico Laterza, Tania Lombardo, Matteo Pizzolante sono state esposte tra gli scaffali del supermercato Migros. Sì, presentate al fianco dei consueti prodotti alimentari in un punto vendita regolarmente aperto al pubblico. L’operazione ha coinvolto artisti, operatori culturali, collezionisti ed attori della filiera food. I lavori sono stati prestati direttamente dai proprietari diventati, in questo modo, dei filantropi pronti a condividere una parte della loro collezione con un pubblico inusuale.

#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan

ART AT THE SUPERMARKET
#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan Matteo Pizzolante, “Silent Sun”, ph Benito Frazzetta

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Una performance diffusa che ha portato l’arte contemporanea in uno scenario totalmente opposto a quello del museo o a certi spazi espositivi ancora oggi troppo elitari, perlomeno in apparenza. Le opere sono entrate nella vita di tutti i giorni, a stretto contatto con le persone, in un momento in cui gli scambi sono limitati.

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ART AT THE SUPERMARKET
#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan Domenico Laterza, “limoni da tennis”, ph Benito Frazzetta

#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan

Se è vero che non ci si può saziare guardando un programma di cucina, allo stesso modo l’arte e gli artisti non possono sopravvivere solo on-line o attraverso la digitalizzazione dei loro lavori. Al contempo un mondo che si dimentica di quanto la cultura sia un bene essenziale è un mondo che non può far fronte alle sfide che il futuro ci riserva“, afferma l’ideatrice del progetto.

Un’ulteriore occasione di riflessione l’ho riscontrata nell’invito rivolto ai consumatori a dare il proprio contribuito, a fare la differenza per supportare i giovani artisti. Infatti, i clienti potevano devolvere una quota a sostegno dei partecipanti a #10cents – ART AT THE SUPERMARKET. La donazione simbolica partiva da 10 centesimi, da lasciare in cassa.

Alla fine dell’esposizione il 10% di quanto raccolto è andato ad un artista od operatore culturale in difficoltà economica, fisica, sociale o proveniente da un paese in cui vengono negati i diritti fondamentali dell’uomo (10cents – ART AT THE SUPERMARKET GRANT).

Sinceramente questo elemento mi ha fortemente colpita.

Davvero l’arte vale così poco, o perlomeno questa è la percezione dell’opinione pubblica?

Chiaramente i 10 cent di partenza richiamano il nome dell’esposizione, ma la cifra ha creato non poche perplessità.

#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan

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#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan Tania Lombardo, “Untitled”, ph Benito Frazzetta

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Oltre all’esposizione delle opere, il punto vendita è stato coinvolto completamente: le grafiche del progetto hanno rivestito l’esterno e l’interno del locale, ibridandosi con quelle degli sconti e delle offerte. L’impianto audio ha diffuso “Antidoti nel futuro” del duo Cose Cosmiche (Silvia Hell, Helga Franza), ideato per il Festival di Radio Gwendalyn. Una serie di conversazioni parallele con esperti nel settore delle scienze, della filosofia e dell’arte per conoscere quali “antidoti” si prospettano per il futuro dell’umanità.

Finita l’esperienza siciliana, #10cents – ART AT THE SUPERMARKET è già pronto a replicare ulteriori edizioni in Italia (Milano, Livorno, Prato, Firenze, Siena, Mazara del Vallo, San Gimignano,Torino) e non solo.

A quanto pare il team ha preso contatti per proporre il format all’estero: Stati Uniti (New York, Phoenix, Provincetown, San Francisco, Westford, Chicago, Los Angeles), Corea (Seoul), Grecia (Atene), Gran Bretagna (Londra), Pakistan (Lahore), Canada (Montreal), Finlandia (Helsinki) ed Australia (Sidney).

Per quanto riguarda le riflessioni da diffondere attraverso l’impianto audio dei punti vendita hanno dato la loro disponibilità a contribuire i curatori Bernardo Agrò, Arianna Baldoni, Matteo Bergamini, Ginevra Bria, Michela Eremita, Gianni Di Matteo, Pietro Gaglianò, Gianluca Gramolazzi, Marco Marelli, Cristina Muccioli, Susanna Ravelli, Gabi Scardi.

#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan

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#10cents – ART AT THE SUPERMARKET Art Nomade Milan Pietro Consagra, “Untitled”, ph Benito Frazzetta

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Fondamentalmente quello che serve per creare un’edizione non è poi così difficile da trovare. Basta un negozio di generi alimentari, almeno due artisti, alcuni collezionisti e, aggiungo io, controllare le modalità assicurative 😉

Gli organizzatori di #10cents – ART AT THE SUPERMARKET hanno anche pensato allo sviluppo di progetti site-specific per i singoli punti vendita o per le catene agroalimentari che vogliano contribuire in maniera più incisiva alla mostra, con sezioni dedicate.

Collezionisti, giovani artisti, siete rimasti affascinati dall’idea?!

Andate a dare un’occhiata alle modalità di partecipazione su https://www.10centsproject.com/.

Opere d’arte tra il banco della macelleria e quello della gastronomia, o tra le confezioni di pasta: un’immagine forte, che farà storcere il naso ai puristi.

Se questo servisse ad una maggiore presa di coscienza dell’importanza e del valore della cultura, in vista di un aumento della sua tutela, ben venga.

“Solo l’immaginazione e un cambio di prospettiva possono aiutarci a crescere insieme, a sognarci come individui e come comunità. Scopriamo una lingua nuova che faccia luce sulla dimensione interdipendente in cui viviamo e la trasformi in una realtà compassionevole e solidale.”

 

OFFICIAL VIDEO ZERO EDITION by Benito Frazzetta

https://vimeo.com/421838761

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Restare uniti anche ai tempi del Coronavirus: WE ARE COROLLA

we are corolla

Restare uniti anche ai tempi del Coronavirus: WE ARE COROLLA

Giuseppina Giordano ci descrive il suo progetto artistico. Perché, come cantava Rino Gaetano, “può [comunque] nascere un fiore nel nostro giardino, che neanche l’inverno potrà mai gelare”.

Qualche giorno fa, aprendo le e-mail, ho trovato una missiva diversa dalle altre. Un progetto artistico, in un periodo di quarantena, è davvero una rarità. Riuscire a restare vicini, rimanendo ad un metro di distanza gli uni dagli altri, ancora di più. L’artista Giuseppina Giordano ci racconta come ha fatto.

Restare uniti anche ai tempi del coronavirus…Giuseppina ci racconti il progetto “Aspettando la Primavera, Uniti ai tempi di COVID-19”?  we are corolla

Corolla è l’espressione di una disposizione d’animo: la possibilità di essere, in un momento di crisi come questo, solidali e gentili l’uno con l’altro, delicati come fiori, uniti contro i pregiudizi e le discriminazioni come un’unica famiglia di umani. Fiorire insieme, nonostante le difficoltà. Il progetto è composto da una serie di sculture indossabili, a guisa di corolla, da usare negli spazi pubblici come estensione del nostro corpo, permettendoci di seguire le indicazioni raccomandate dall’OMS relative alle distanze di sicurezza per ridurre il contagio da COVID-19. Fanno parte del progetto anche un’illustrazione ed un’edizione limitata di corolle in latex. Opere uniche, realizzate da Matteo Signorelli, con il quale ho collaborato per la grafica del progetto.

we are corolla
Restare uniti anche ai tempi del Coronavirus: WE ARE COROLLA

Come è nata l’idea? 

E’ nata in auto-isolamento, a casa dei miei in Sicilia, sognando la primavera e l’hanami a Tokyo. Il giorno in cui si è diffusa la notizia dei primi casi di coronavirus in Lombardia ero a Firenze e stavo seguendo con apprensione la diffusione di COVID-19 in Giappone. Sarei partita per lavoro il 29 febbraio, rimanendo lì circa due mesi. Domenica 23 febbraio dovevo rientrare a Milano da Firenze, ma il mio treno è stato cancellato. In quel momento, in preda alla confusione sul da farsi, ho ascoltato i miei genitori: da ore mi tempestavano di chiamate, preoccupati per me, chiedendomi di tornare in Sicilia. Ho ceduto alla loro richiesta e ho preso un volo senza saper bene cosa mi aspettasse. 

we are corolla

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Restare uniti anche ai tempi del Coronavirus: WE ARE COROLLA

Arrivata a casa mi è stato chiesto, molto serenamente, di auto-isolarmi in una stanza. I primi giorni sono stati una sorta di blackout. Poi qualcosa è accaduto. La mia fame di futuro e la resistenza a qualsiasi tipo di restrizione hanno avuto la meglio. Ho così immaginato come rendere abitabile questo spazio imposto. La parola che ha avuto maggiormente eco in quei giorni è stata “insieme”. “Insieme” per dire che nessuno è indipendente dall’altro. Anche l’essere umano più distante geograficamente da noi definisce quello che chiamiamo “IO” e la sfera di possibilità in cui ci muoviamo ogni giorno. Corolla è nato con la speranza di donare un sorriso e il coraggio di sognare insieme come individui e come comunità perché, come scrive Danilo Dolci: “ciascuno cresce solo se sognato”.

“Sculture da indossare” a guisa di corolle di fiori, che permettano di rimanere a distanza gli uni dagli altri secondo le normative dell’OMS: di che materiale sono fatte? we are corolla

 Le sculture indossabili in tre colori , rosa-viola-verde, sono costituite da tubicini in gomma flessibili, modellati e ripieni di pittura acrilica, legati a una cintura elastica, disponibile in tre taglie, da indossare in vita. Oltre alle corolle indossabili è disponibile una serie limitata di corolle in latex e dei pezzi unici in pasta di petali di fiori. Queste creazioni sono indipendenti, per tempi di produzione e modalità di fruizione, dalle corolle colorate. 

we are corolla
Restare uniti anche ai tempi del Coronavirus: WE ARE COROLLA

L’idea di ricreare un grande campo fiorito è molto poetica. Da dove hai tratto questa ispirazione? Ti ha influenzato qualche artista o poeta del passato? 

Gli input di ogni mio progetto sono molti e stratificati. Durante i giorni di isolamento ho riletto un libro di Kobayashi Issa, poeta giapponese del XVIII secolo. Si narra abbia avuto una vita sfortunata. Adoro le sue poesie perché luminose e dense di una vita che è sorgente e non cessa di sgorgare. Quella semplicità zen per cui tutto è manifesto e non nasconde significati reconditi da raggiungere.

“Mondo di sofferenza: eppure i ciliegi sono in fiore.”

Questi versi sono stati scritti dopo la morte del figlio dell’autore. Rileggerli ha, in qualche modo, acceso una luce in me, contribuendo alla nascita di Corolla.

Hai scelto di finanziare in parte il progetto grazie ad una piattaforma di crowfunding…quali sono le difficoltà che incontra un giovane artista al giorno d’oggi? we are corolla

Senza essere generalista, poiché ogni storia è a sé, le sfide più evidenti per me rimangono: la precarietà, a cui si unisce una volontà di ferro e un’autodisciplina (non sempre semplice da mantenere), e la sostenibilità economica dei progetti. È difficile reperire fondi, anche pubblici, dedicati alle arti.  La scelta del crowfunding per Corolla non è stata un caso: mi sembrava il modo migliore per rendere accessibile a tutti il progetto, tenendo conto di una diffusione su vasta scala per dare luogo a quel campo fiorito di cui ho avuto visione. 

“We_are_corolla”, ma non solo: ci racconti chi è Giuseppina Giordano?

La definizione di me stessa che mi piace dare è “un continuo accadimento”.  Sin da bambina ho amato la poesia, la spiritualità e la mistica.  Adoro le sfumature, do valore alla tenerezza. Sono appassionata di cultura giapponese, ho una dipendenza dai Korean Drama e sono convinta che l’unica vita possibile sia una vita insieme. Sorrido a chi crede nell’indipendenza. Sono un’artista interdisciplinare, consapevole di una realtà interdipendente, con molti progetti nel cassetto. Spero di avere un’esistenza abbastanza lunga per poterli realizzare tutti. Amo i piani a lungo termine, quelli che richiedono cura, che ti accompagnano nella vita e fanno del loro fondamento il rapporto con l’altro. Uno di questi potrebbe essere “Tracce di bambini sognati“: un libro e una pratica artistico-sociale diffusa, che nasce dall’esigenza di mettere al centro il potenziale creativo e mutevole della donna durante il periodo della gravidanza. Il progetto raccoglie le esperienze di donne in stato interessante, con particolare enfasi sul sogno e sulla possibilità infinita che si dispiega durante la gestazione. Il mio scopo è quello di trovare dei punti di contatto tra le gestanti in diversi paesi del mondo. Vorrei costruire una pratica artistica e sociale condivisa, che possa essere facilmente appresa e che duri nel tempo.

we are corolla

Il mio sogno, la mia visione, è quella di creare una rete di donne che possa costruire insieme, nello spazio pubblico di ogni città, una “sorgente”, ovvero un luogo che si muova dall’idea opposta di ciò che è un cimitero. Un luogo di trasformazione, vivo e senza pregiudizi, in cui la donna, da protagonista, possa essere agente di cambiamento per una lettura nuova della gestazione. Uno spazio per costruire insieme la memoria della nostra trasformazione: il “Noi Accadiamo”. Da qualche anno ho pensato anche ad una applicazione per smartphone, un’anti-dating app molto particolare: sono convinta possa rivoluzionare i rapporti sociali. Richiede, però, degli investimenti cospicui ed è in attesa dei giusti referenti per essere svelata. La mia vita è guidata da pochi punti fissi e uno di questi è la convinzione che “ciò che cerchi, ti sta cercando” come scrisse Rumi, poeta sufi che amo molto.

Siciliana di nascita, ma milanese d’adozione: il capoluogo meneghino cosa rappresenta per te?

 Milano è la mia casa, il posto dove voglio tornare dopo ogni viaggio, dove ho conosciuto e creato la famiglia che ho scelto: i miei amici. È il posto dove vorrei sperimentare nuove possibilità che, fin’ora, si sono concretizzate maggiormente durante i miei periodi di residenza all’estero.

Ho letto sul tuo sito web (giuseppinagiordano.com) che non hai intrapreso da subito la carriera artistica. Possiamo definire questa scelta una sorta di “chiamata”?

Si, assolutamente. Ho studiato al liceo scientifico, poi ho iniziato Scienze Politiche e Relazioni Internazionali: avrei voluto lavorare nell’ambito della cooperazione internazionale. In particolare il tema delle migrazioni mi è sempre stato a cuore. Ancora oggi è presente nella mia ricerca, in progetti quali “The wall of delicacy“: una pratica meditativa, un’istallazione che ricorda un filo spinato, ma fatto di piccoli boccioli di rosa profumati. Mentre studiavo all’università mi sono innamorata di un pittore, Santo Vassalo, che ha letteralmente cambiato la mia vita. Ho scoperto l’amore per l’arte.

Una giovane donna artista a Milano…che consigli daresti a chi, come te, vorrebbe intraprendere questo percorso?

Consiglierei di essere in ascolto, consapevoli e auto disciplinati e non prendersi troppo sul serio. Inoltre suggerirei di essere generosi e, in sintonia con i tempi, seminare con coraggio. Non arrendersi e perseverare nella ricerca con gioia.