Si è conclusa Domenica la celebre fiera torinese dedicata all’arte contemporanea. La fiber art stra-vince…su tutti i fronti
In attesa di visitare domani GrandArt, concentriamoci sul resoconto di Artissima 😉
La famosa mostra mercato torinese ha mostrato ahimè poche novità in questa 25esima edizione.
Chi, come me, vi si è recato il 4 Novembre è rimasto stupito della tranquillità con cui si girava tra gli stand.
Certo, prima di dare giudizi affrettati, bisogna considerare tre fattori: il tempo nefasto che invitava a rimanere sul divano di casa; Domenica 4 Novembre era l’ultimo giorno di apertura su tre; non si può pretendere un’affluenza pari ad altre fiere straniere aventi un numero maggiore di espositori.
Un esempio su tutti? Il colosso Art Basel.
Fatte queste dovute premesse, certamente Artissima 2018 è risultata un po’ sottotono.
Ottima invece la campagna di comunicazione: il concept delle toppe da jeans anni ’90, combinate al colore rosa, colpiva nel segno.
Dunque, dunque…bramate dalla voglia di sapere quali siano state per me le Gallerie degne di menzione?!
Eccovi accontentati!
- La berlinese ChertLüddeche ha presentato, tra gli altri, lavori di Franco Mazzucchelli e Petrit Halilaj.
- La milanese Primo Marella Gallery che, come sempre, si piazza in prima fila sul fronte della promozione di artisti e movimenti extra europei.
- La Prometeo Art Gallery con Regina José Galindo, Santiago Sierra e Iva Lulashi.
Ecco, due su tre sono gallerie milanesi…forse il campanilismo mi ha un po’ preso la mano 🙂
Mi affretto però a tornare sui mie passi parlandovi della giapponese MA2: non si può non menzionarla viste la leggerezza ed eleganza che contraddistinguevano le sue opere, a cavallo tra video art e mixed media.
Ma parliamo ora della vera punta di diamante di Artissima 2018: la fiber art.
Questa volta di opere su tessuto ve ne erano davvero tante.
Devo dire che anche ad Art Basel 2018 le soddisfazioni per gli amanti del genere non erano mancate.
Che il vento stia cambiando?!
Giusto per rendervi l’idea la galleria londinese Richard Saltoun ha dedicato al tessile il suo intero stand.
Gli artisti rappresentati? Eterogenei per età e formazione: da Olga de Amaral a Thomas de Falco, da Mariella Bettineschi a Silvia Giambrone.
Il lay out espositivo dello stand è stato curato da Paola Ugolini che ha conferito allo spazio un titolo evocativo: “The Subversive Stitch“, ovvero “il punto (a maglia) sovversivo“.
Che dire poi dei lavori di Teresa Lanceta, presentati dalla galleria madrilena Espacio Mínimo?!
Una distesa di “kilim” da far mancare il fiato.
Ultima, ma non certo per importanza, la galleria Clima che ha esposto un lavoro di Matteo Nasini, super colorato e vibrante grazie alla tecnica di tessitura utilizzata.
Sono stati davvero tantissimi gli espositori che hanno presentato almeno un’opera di fiber art:
Paz con Andres Pereira, Kow con Frédéric Moser & Philippe Schwinger, Braverman con Summer Wheat.
Insomma i tessili spuntavano come funghi man mano che si procedeva nella visita.
Per visualizzarne una galleria fotografica completa, cliccate qui
La fiber art non è stata però l’unica novità di Artissima 2018.
A risollevare le sorti di una mostra mercato un po’ sonnacchiosa ci ha pensato anche Artissima Sound organizzata alle OGR (Officine Grandi Riparazioni), il nuovo polo dedicato all’arte contemporanea.
Un percorso sperimentale ed interattivo che ha visto la partecipazione di 16 artisti con opere legate al mondo del sonoro.
L’invito era quello di perdersi nel proprio paesaggio interiore. Un’esortazione a esperire un’opera d’arte utilizzando un senso normalmente poco sollecitato durante i percorsi museali.
L’audio casco di Ugo la Pietra, la foresta di cavi di Christina Kubisch, la “Radio Galena” di Tomás Saraceno, vincitrice del premio OGR ed entrata di diritto nella collezione del Castello di Rivoli: la prima edizione di Artissima Sound di certo non ha deluso.
Gli appassionati di arte contemporanea venivano invitati ad approfondire le proprie conoscenze in materia grazie alle proposte editoriali presentate nel bookshop.
Dunque un ottimo lavoro quello di Yann Chateigné Tytelman, curatore e critico d’arte berlinese, e di Nicola Ricciardi, direttore artistico delle OGR.
Ma la “settimana dell’arte” torinese non si esauriva solo con le manifestazioni legate ad Artissima.
Flashback e Paratissima, spin-off della fiera principale, hanno raccolto un buon successo di pubblico.
Soprattutto l’ultima ha visto nettamente aumentare espositori e visitatori.
Forse, a causa di tutto questo successo, Paratissima ha un po’ perso di vista l’arte, trasformandosi in bazar, ma l’atmosfera underground che si respirava nell’ex Caserma La Marmora, meritava una visita.
Che dire poi delle inaugurazioni nelle istituzioni pubbliche e private?!
Ecco, serviva un’intera settimana per riuscire ad assaporare e valutare tutta l’offerta culturale dell’art week 2018 made in Piemonte.
Purtroppo io ho potuto passarci solo una giornata, quindi…prossime mete?!
Avendo già visitato la meravigliosa retrospettiva su Nalini Malani, il Castello di Rivoli merita un ulteriore pit stop per la mostra su Hito Steyerl, altra grande artista contemporanea.
Anche questa volta la direttrice Carolyne Christov Bakargiev non sbaglia il colpo.
Alla Fondazione Merz, invece, fino al 3 Febbraio 2019 si potrà visitare “Shkrepëtima” dedicata al già citato Petrit Halilaj.
State già acquistando i biglietti del Frecciarossa, non è vero?!