Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan

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Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  Verbier Art Summit

Dal 31 gennaio al 1 di febbraio, nel famoso villaggio alpino,  si è svolta la quarta edizione del Verbier Art Summit 

Arte e cultura…hanno un ruolo nella lotta ai cambiamenti climatici ed alla preservazione dell’ambiente?!

A quanto pare sì: questo le conclusioni del Verbier Art Summit 2020.

Come ogni anno, ormai dal 2017, la rinomata località sciistica è stata teatro di uno dei pochi summit artistici internazionali  in un contesto non commerciale.

Merito di Anneliek Sijbrandij-Schachtschabel che, dopo un passato in Deloitte, ha deciso nel 2012 di seguire la sua passione per l’arte e la cultura. L’associazione no profit alla base del summit è stata fondata proprio da lei e da Marie-Hélène de Torrenté e Julie Daverio.

La struttura è ben rodata grazie ad un consiglio direttivo, uno amministrativo, vari consulenti e membri fondatori illustri.

Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  Verbier Art Summit

Obbiettivo?!

Educare, provocare, ispirare i partecipanti e tutta l’opinione pubblica. Gli speech sull’arte offrono gratuitamente (biglietti su Eventbrite) la possibilità di ascoltare un parterre internazionale davvero interessante. Collezionisti privati, aziende, fondazioni, direttori di musei, curatori, artisti, storici dell’arte, critici e galleristi. I risultati di ciascun vertice sono poi raccolti in una pubblicazione annuale progettata da Irma Boom e pubblicata da Koenig Books. Tra qualche mese potrete trovare l’edizione relativa al meeting 2020 anche su Amazon 😀

Ma perchè proprio Verbier?!

Oltre ad essere la località di residenza di Anneliek, Verbier, posizionata ad una altitudine di  1500, è isolata dalle distrazioni della vita urbana e circondata da un paesaggio alpino mozzafiato. Insomma, un luogo ideale per meditare senza lasciarsi troppo distrarre…fatta eccezione per le piste da sci 😉

Inoltre il paese ha anche una galleria d’arte contemporanea, la Bel Air Fine Art.

Devo ammettere che l’evento non è molto pubblicizzato: io l’ho scoperto per caso l’anno scorso girovagando sul web, dopodichè ho iniziato a seguirli con attenzione e…quest’anno sono riuscita a parteciparvi!

Pronti, partenza, via!!! Ecco il resoconto della Art Nomade Milan trasferta di due giorni sulle alpi svizzere.

Parlavamo di speaker illustri…bene, quest’anno una delle relatrici, nonché presentatrice di molti interventi, è stata Jessica Morgan, direttrice dalla DIA: Art Foundation assieme a Nathalie de Gunzburg.

Avete capito bene! Stiamo parlando della famosa fondazione nata a New York nel 1974 per sostenere gli artisti nella realizzazione di progetti di grande portata e dimensioni.

La DIA: Art Foundation è stata anche uno degli sponsor del Verbier Art Summit 2020.

Notate bene: tutti gli intervenuti lo hanno fatto in forma gratuita.

Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  Verbier Art Summit

Dunque, due giorni di conferenze ed attività: potete scorrere qui il programma.

Ho assistito a tutte le tavole rotonde, ma devo confessarvi che alcuni interventi più di altri sono stati d’ispirazione. Volete scoprire quali?!
In primis il discorso di Joan Jonas: l’arzilla ottantreenne è un’artista visiva americana, pioniera della video arte e della performance. I suoi progetti hanno fornito le basi a molti artisti successivi.

verbier art summit
Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan   Joan Jonas in conversazione con Jessica Morgan

Il suo impegno nella preservazione dell’ambiente marino è encomiabile!

Vi ricordate la sua mostra Moving off the Land II che ha tenuto banco alla Chiesa di San Lorenzo durante l’ultima Biennale di Venezia?!

Senza dimenticare poi che, durante la Biennale del 2015, la giuria ha voluto premiare il padiglione degli Stati Uniti d’America per “Joan Jonas: They Come to Us Without a Word”.

La sua energia è strepitosa e dovrebbe far riflettere noi giovani, che a volte siamo tali sono per età anagrafica 😉

Sono dunque molti gli artisti che con le loro creazioni si impegnano nella sensibilizzazione del pubblico sui temi ambientali.

Potremmo definirli i “Greta Thumberg dell’arte”: tanti sono famosi, moltissimi non lo sono ed è questo il problema. La mancanza di “pubblicità” non permette ai più di venirne a conoscenza dei loro progetti con tempismo.

Un’artista famoso in questo ambito?! Il danese Olafur Eliasson.

Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  Verbier Art Summit

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Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  Olafur Eliasson

Altro discorso per me illuminante è stato quello della filosofa ed attivista brasiliana Djamila Ribeiro.

La lotta per i diritti civili non può essere disgiunta dalla lotta ai cambiamenti climatici. Infatti, se si analizza la questione, si vede come le minoranze indigene del pianeta siano le prime ad occuparsi di preservare la terra, mentre combattono per vedere riconosciute le loro prerogative.

La Ribeiro, nello specifico, si occupa di dar voce non solo alle diverse etnie, moltissime nella sua nazione, ma anche di difendere la libertà d’espressione femminile.

Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  

Djamila Ribeiro
Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  Djamila Ribeiro

In un paese in cui un libro costa l’equivalente di 4,00 Euro (cifra enorme vista la povertà dilagante) Djamila Ribeiro ha fondato una collana di libri low prices sul tema del black woman pride.

Inutile dirvi che il progetto ha riscosso un enorme successo.

Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  

Diritti civili, ambiente e…architettura. Da sempre il ramo delle costruzioni è in prima linea quando si tratta di evitare gli sprechi energetici.

Pensate che alcune fondazione culturali estere si sono impegnate moltissimo a favore dell’ambiente. Mostre allestite con materiali totalmente riciclabili, uso intelligente dei sistemi di riscaldamento delle sale, nuove strutture costruite  nell’ottica dell’impatto zero.

Certo il nostro Bel Paese ha problemi ben più cogenti da affrontare, ma chissà che in un futuro non troppo distante anche l’Italia possa diventare una nazione virtuosa in tal senso, vista la ricchezza di patrimonio e la numerosità di luoghi dedicati alla cultura.

Altro momento interessante è stata la proiezione serale di ben tre film presentati all’ultima Biennale de l’Image en Mouvement: Red Gold di Karimah Ashadu, Parsi di Eduardo Williams e Mariano Blatt, No History in a Room filled with People with Funny Names di Korakrit Arunanondchai. Ed ecco che Venezia torna con prepotenza: l’ultima pellicola è stata presentata anche alla 58esima Biennale 🙂

Korakrit Arunanondchai
Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  No History in a Room filled with People with Funny Names, Korakrit Arunanondchai

Gli altri due girati erano ambientati rispettivamente in Nigeria e Guinea Bissau…

Inutile sottolinearvi il mio interesse ?

La Biennale de l’Image en Mouvement è stata una bella scoperta: l’ultima edizione aveva fatto tappa anche alle torinesi OGR…un appuntamento da segnarsi in calendario!

Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan 

Altro tema importante è stato quello della land art, come era prevedibile. Le opere d’arte che si integrano con l’ambiente circostante in maniera simbiotica sono il primo pensiero del pubblico quando si parla di cultura ed ambiente.

Anche Verbier ha il suo piccolo “parco” a tema: la Verbier 3-D Foundation gestisce un percorso di 3 km a 2300 metri costellato di opere d’arte.

Ogni anno un artista viene invitato in residenza. Nel 2019 è toccato all’austriaco Karsten Födinger che ha creato “Pilier Erratique” riflettendo sullo scioglimento dei ghiacciai ed il riscaldamento globale.

Un privilegio aver ammirato l’opera ascoltandone la spiegazione direttamente dal suo creatore.

verbier 3d foundation
Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  Pilier Erratique, Karsten Födinger

Arte e cultura sono dunque fondamentali nella preservazione del pianeta?!

Art can make the difference“: l’istruzione e l’educazione visiva sono strumenti potentissimi, che possono contribuire ad un cambiamento delle mentalità.

É arrivato il momento di fondare un “creative climate mouvement” ?

Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position

Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position

Si è conclusa Domenica la celebre fiera torinese dedicata all’arte contemporanea. La fiber art stra-vince…su tutti i fronti

In attesa di visitare domani GrandArt, concentriamoci sul resoconto di Artissima 😉

La famosa mostra mercato torinese ha mostrato ahimè poche novità in questa 25esima edizione.

Chi, come me, vi si è recato il 4 Novembre è rimasto stupito della tranquillità con cui si girava tra gli stand.

Certo, prima di dare giudizi affrettati, bisogna considerare tre fattori: il tempo nefasto che invitava a rimanere sul divano di casa; Domenica 4 Novembre era l’ultimo giorno di apertura su tre; non si può pretendere un’affluenza pari ad altre fiere straniere aventi un numero maggiore di espositori.

Un esempio su tutti? Il colosso Art Basel.

Fatte queste dovute premesse, certamente Artissima 2018 è risultata un po’ sottotono. 

Ottima invece la campagna di comunicazione: il concept delle toppe da jeans anni ’90, combinate al colore rosa, colpiva nel segno.

Dunque, dunque…bramate dalla voglia di sapere quali siano state per me le Gallerie degne di menzione?!

Eccovi accontentati!

  1. La berlinese ChertLüddeche ha presentato, tra gli altri, lavori di Franco Mazzucchelli e Petrit Halilaj.
  2. La milanese Primo Marella Gallery che, come sempre, si piazza in prima fila sul fronte della promozione di artisti e movimenti extra europei.
  3. La Prometeo Art Gallery con Regina José Galindo, Santiago Sierra e Iva Lulashi.
Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position
Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position. Petrit Halilaj, galleria ChertLüdder.
Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position
Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position. Franco Mazzucchelli, galleria ChertLüdder.

Ecco, due su tre sono gallerie milanesi…forse il campanilismo mi ha un po’ preso la mano 🙂

Mi affretto però a tornare sui mie passi parlandovi della giapponese MA2: non si può non menzionarla viste la leggerezza ed eleganza che contraddistinguevano le sue opere, a cavallo tra video art e mixed media.

Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position
Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position. Ken Matsubara, “Urushi Box-Water Ring”, galleria MA2, Tokyo.

Ma parliamo ora della vera punta di diamante di Artissima 2018: la fiber art.

Questa volta di opere su tessuto ve ne erano davvero tante.

Devo dire che anche ad Art Basel 2018 le soddisfazioni per gli amanti del genere non erano mancate.

Che il vento stia cambiando?!

Giusto per rendervi l’idea la galleria londinese Richard Saltoun ha dedicato al tessile il suo intero stand.

Gli artisti rappresentati? Eterogenei per età e formazione: da Olga de Amaral a Thomas de Falco, da Mariella Bettineschi a Silvia Giambrone

Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position
Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position. Olga de Amaral, “Adherencia Natural”, 1973 – arazzo di lana e crini di cavallo tessuto a mano, particolare, galleria Richard Saltoun, Londra.
Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position
Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position. Thomas de Falco, galleria Richard Saltoun, Londra.

Il lay out espositivo dello stand è stato curato da Paola Ugolini che ha conferito allo spazio un titolo evocativo: “The Subversive Stitch“, ovvero “il punto (a maglia) sovversivo“.

Che dire poi dei lavori di Teresa Lanceta, presentati dalla galleria madrilena Espacio Mínimo?!

Una distesa di “kilim” da far mancare il fiato.

Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position
Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position. Teresa Lanceta, galleria Espacio Minimo, Madrid.

Ultima, ma non certo per importanza, la galleria Clima che ha esposto un lavoro di Matteo Nasini, super colorato e vibrante grazie alla tecnica di tessitura utilizzata.

Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position
Tessile, tessile, tessile: ad Artissima la fiber art è in pole position. Matteo Nasini, galleria Clima, Milano.

Sono stati davvero tantissimi gli espositori che hanno presentato almeno un’opera di fiber art:

Paz con Andres Pereira, Kow con Frédéric Moser & Philippe Schwinger, Braverman con Summer Wheat.

Insomma i tessili spuntavano come funghi man mano che si procedeva nella visita.

Per visualizzarne una galleria fotografica completa, cliccate qui

La fiber art non è stata però l’unica novità di Artissima 2018.

A risollevare le sorti di una mostra mercato un po’ sonnacchiosa ci ha pensato anche Artissima Sound organizzata alle OGR (Officine Grandi Riparazioni), il nuovo polo dedicato all’arte contemporanea.

Un percorso sperimentale ed interattivo che ha visto la partecipazione di 16 artisti con opere legate al mondo del sonoro.

L’invito era quello di perdersi nel proprio paesaggio interiore. Un’esortazione a esperire un’opera d’arte utilizzando un senso normalmente poco sollecitato durante i percorsi museali.

L’audio casco di Ugo la Pietra, la foresta di cavi di Christina Kubisch, la “Radio Galena” di Tomás Saraceno, vincitrice del premio OGR ed entrata di diritto nella collezione del Castello di Rivoli: la prima edizione di Artissima Sound di certo non ha deluso.

Gli appassionati di arte contemporanea venivano invitati ad approfondire le proprie conoscenze in materia grazie alle proposte editoriali presentate nel bookshop.

Dunque un ottimo lavoro quello di Yann Chateigné Tytelman, curatore e critico d’arte berlinese, e di Nicola Ricciardi, direttore artistico delle OGR

Ma la “settimana dell’arte” torinese non si esauriva solo con le manifestazioni legate ad Artissima.

Flashback e Paratissima, spin-off della fiera principale, hanno raccolto un buon successo di pubblico.

Soprattutto l’ultima ha visto nettamente aumentare espositori e visitatori.

Forse, a causa di tutto questo successo, Paratissima ha un po’ perso di vista l’arte, trasformandosi in bazar, ma l’atmosfera underground che si respirava nell’ex Caserma La Marmora, meritava una visita.

Che dire poi delle inaugurazioni nelle istituzioni pubbliche e private?!

Ecco, serviva un’intera settimana per riuscire ad assaporare e valutare tutta l’offerta culturale dell’art week 2018 made in Piemonte.

Purtroppo io ho potuto passarci solo una giornata, quindi…prossime mete?!

Avendo già visitato la meravigliosa retrospettiva su Nalini Malani, il Castello di Rivoli merita un ulteriore pit stop per la mostra su Hito Steyerl, altra grande artista contemporanea.

Anche questa volta la direttrice Carolyne Christov Bakargiev non sbaglia il colpo.

Alla Fondazione Merz, invece, fino al 3 Febbraio 2019 si potrà visitare “Shkrepëtima” dedicata al già citato Petrit Halilaj.

State già acquistando i biglietti del Frecciarossa, non è vero?!