Che aria tira nel mercato dell’arte contemporanea peruviana?!

arte peruviana

Che aria tira nel mercato dell’arte contemporanea peruviana?!

L’abbiamo chiesto a Brenda Ortiz Clarke, founder di BLOC ART, polo culturale con sede a Miraflores, uno dei distretti più alla moda di Lima.

L’arte peruviana si muove tra tradizione ed innovazione. Sicuramente l’archeologia è l’ambito più conosciuto in Europa, ma sul versante del contemporaneo qualcosa si muove.

Come è finita Art Nomade Milan in Perù?

Qualche anno fa avevo iniziato ad approfondire i reperti tessili trovati nelle sepolture Chachapoyas, nella regione di Amazonas. Anche io, quindi, ero partita dall’archeologia. In realtà l’arte extraeuropea contemporanea è, già da alcuni anni, balzata all’attenzione dei collezionisti. Dal punto di vista italiano non si possono non citare gli approfondimenti tenuti da Galleria Continua e Primo Marella Gallery.

Se ci si focalizza sul territorio americano, il Messico ospita una delle fiere d’arte più conosciute, ZONAMACO.

Messico, Brasile, Colombia…ed il Perù?!

Nazione geograficamente e climaticamente ricchissima, non è di certo rimasta confinata a Machu Picchu.

Novità si prospettano all’orizzonte e Brenda ci aiuterà a scoprirle. Viaggiamo grazie al digitale, visto che le normative sanitarie consentono ancora pochi spostamenti.

In realtà Brenda è “cittadina del mondo”: nata in Scozia e trasferitasi in Perù in tenerissima età.

Girl power e cosmopolitismo: proprio quello che piace a Art Nomade Milan 🙂

– Brenda, il tuo percorso accademico è molto simile al mio. Una laurea in Comunicazione ad alcune esperienze lavorative nel settore marketing per aziende della grande distribuzione organizzata. Da dove nasce la tua passione per l’arte? 

La passione per l’arte mi è stata trasmessa da mia madre. Il modo in cui ha cresciuto me e mia sorella è stato fondamentale per concepire la vita e il mondo in maniera open mind. Avevamo ideato il cosiddetto “sabato culturale” dedicato alla visita a musei, studi d’artista, lezioni di musica e persino viaggi in macchina all’interno del paese o all’estero. Considero queste esperienze uno dei pilastri della mia formazione personale, in quanto hanno plasmato la mia intelligenza emotiva.

– Ti sei trasferita in Perù in tenera età e uno degli obiettivi principali di BLOC ART è promuovere gli artisti locali contemporanei. Pensi che l’arte antica e l’archeologia  peruviane siano più conosciute a livello globale delle espressioni moderne? Perché?

Sì, certamente. Alla maggior fama dell’arte antica ha contribuito l’organizzazione stessa dell’ecosistema artistico locale. I nostri funzionari stanno iniziando a comunicare in modo più agevole per quello che riguarda l’arte contemporanea, ma non ancora in maniera efficace come dovrebbe essere. Un ottimo esempio di ciò è il confronto tra il mercato dell’arte peruviano e quello colombiano: i nostri vicini hanno organizzato abbastanza velocemente un sistema di economia circolare per fronteggiare l’attuale crisi. Di contro il Ministero della Cultura peruviano non ha adottato una buona comunicazione e a ciò non è seguito un progetto valido.

BLOC ART

Comunque è responsabilità di noi tutti trovare un buon modo per promuovere gli artisti. Siamo molto bravi in un sacco di ambiti, ad esempio nelle arti culinarie, abbiamo un grande potenziale, molti artisti di talento provenienti da tutto il paese. Una nazione che racchiude in sé le Ande, la giungla e la costa evoca un patrimonio culturale molto ricco in ogni singolo angolo. So che, con una vera collaborazione, possiamo rendere l’arte essenziale per tutti i cittadini di questo fantastico paese.

– Esiste già un sistema per l’arte contemporanea (gallerie, istituzioni e collezioni, fiere) in Perù o è una struttura ancora nelle sue fasi iniziali?

L’ecosistema esiste, ma non è ben integrato. Abbiamo un ministero della cultura, musei, gallerie e un paio di fiere d’arte. Tutto per lo più centralizzato nella capitale del nostro paese. Non siamo ancora come il Messico dove quattro città hanno sviluppato le loro attività culturali in un modo più fluente. Ancora una volta questo “ritardo” deriva da come condividiamo le informazioni. Ciò influisce sugli individui. Penso che quello di cui abbiamo bisogno sia una ricostruzione che “approfitti” della crisi Covid e ci faccia ripartire su nuove basi. 

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arte peruviana
Che aria tira nel mercato dell’arte contemporanea peruviana?!

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– Posso definire BLOC ART una galleria d’arte o è qualcosa di più?

BLOC ART è un mix. Personalmente non mi piacciono le etichette: ecco perché svolgiamo il servizio di art management per artisti, di galleria d’arte durante le fiere di settore, di elemento di connessione tra altre istituzioni e mercanti d’arte, oltre che di consulenza per collezionisti e potenziali acquirenti. Abbiamo persino creato un notiziario d’arte online durante la pandemia. Alla fine BLOC ART è una proiezione di me stessa, ma non sarebbe possibile senza gli artisti, i collezionisti ed il lavoro di squadra. È una collaborazione sinergica tra molti agenti che sono promotori d’arte provenienti da diverse parti del mondo e amano veramente ciò che fanno. 

– L’arte messicana o l’arte contemporanea brasiliana sono ben note a livello globale. Quali sono le differenze con le espressioni artistiche peruviane contemporanee? Come può l’arte peruviana attrarre i collezionisti europei? 

Ogni paese ha il suo patrimonio e, come ho accennato prima, abbiamo tre diverse zone geografiche e climatiche che hanno caratteristiche proprie. Se viaggiamo verso la giungla troveremo, ad esempio, la straordinaria arte di Rember Yahuarcani, un artista nativo huitoto che partecipa a fiere e mostre d’arte soprattutto in Asia. Le sue opere hanno linee così sottili che rappresentano i miti ancestrali del suo clan “The White Heron”, che sono stati portati da un uomo britannico secoli fa e comprendono il rapporto che l’umanità dovrebbe avere con la natura.

Se invece ci dirigiamo verso la costa, le sue caratteristiche ti verranno presentate dalle opere d’arte di Claudia Caffarena che, sebbene sia nata nella capitale Lima e sia per metà italiana e per metà Chiclayana (città con eredità culturale precolombiana), lavora la ceramica mixando porcellana e foglia d’oro. Le sue installazioni mostrano concetti principalmente olistici, misti a parole di potere del passato. 

Nella zona della Sierra ci sono altre tradizioni che Sandra Cáceres condivide attraverso il suo processo di lavorazione a maglia con fibre organiche e sculture delicate. Dopo avervi illustrato tutto ciò, penso che quello che catturerebbe l’attenzione è il modo in cui un solo paese raccolga un patrimonio così vasto, tradotto in opere d’arte contemporanea che nessun altro ha visto prima. Un momento assoluto di “outside the box”.

– Nel portfolio artistico di BLOC ART ci sono molte artiste donne. Quanto è importante il ruolo femminile nella cultura peruviana?

Ci sono tantissime artiste peruviane di talento, ma la nostra cultura è ancora molto maschilista. Alcune di loro vivono all’estero per fare un percorso nel campo dell’arte più aperto che nel proprio paese. Se si vuole avere un figlio, c’è biologicamente un lasso di tempo per diventare mamma. Considerato ciò dovremmo avere più sostegno. Più del 30% del portfolio di BLOC ART è costituito da artiste e un terzo di loro sono madri. La lotta è costante, ma non è impossibile promuovere le loro carriere in tutto il mondo. Possiamo crescere più velocemente insieme che da sole. 

– Il Perù è noto per le sue tradizioni tessili. In che modo la fiber art influisce sulle espressioni artistiche contemporanee?

Ho visto negli ultimi 5 anni come per lo più artiste donne abbiano studiato e incluso tecniche di lavorazione a maglia sempre più antiche nei loro progetti. Un buon esempio è Liliana Ávalos, che risiede nella parte nord della città di Lima, dove molte persone dalla giungla e dalla sierra si stabilirono alla fine degli Anni ’80 cercando di fuggire dal terrorismo. È un’artista multidisciplinare che lavora con fotografia, serigrafia, scultura e che il più delle volte incorpora ricami tradizionali della Valle di Mantaro, situata nella regione di Junin (lato Sierra).

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Perù
Che aria tira nel mercato dell’arte contemporanea peruviana?!  “Escudo emoliente”, Liliana Ávalos.

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Un altro grande esempio è Ivet Salazar, che unisce lavoro a maglia e ceramica. Un risultato incredibile se si pensa come le sue sculture racchiudano un bagaglio così ricco con finezza ed eleganza. 

– BLOC ART ha partecipato a molte fiere d’arte, soprattutto in Sud America. Pensi che le fiere siano importanti per rafforzare i legami con i collezionisti e aumentare la visibilità di una galleria d’arte? Cosa ne pensi delle edizioni online?

Sicuramente le fiere sono un momento speciale per coltivare la conoscenza e il gusto sul campo mentre si vende arte, oltre a trovare nuovi collezionisti e potenziali acquirenti. Mi mancano questi eventi perché sono molto divertenti e aiutano ad ottenere visibilità. Nella nostra prima partecipazione locale, nel 2019, abbiamo portato l’80% della sezione giovani: 3 mostre personali e una mostra collettiva. È stata una dichiarazione d’intenti e una mossa strategica completa. Le edizioni online non sono sufficienti, anche se attualmente vendiamo arte grazie alla tecnologia. Il collegamento interpersonale è comunque limitato e credo che rimarrà tale se si agirà esclusivamente tramite uno schermo. La trovo un po’ fredda come interazione. 

– Hai visitato una volta alcune famose città italiane. Cosa ti piace del nostro Paese? Hai un museo o una galleria d’arte preferite? 

Oh sí! Ricordo di averti detto, Elisabetta, che l’Italia sarebbe stato l’unico paese in cui avrei potuto trasferirmi per un paio d’anni. Avete un gran gusto nella moda, anche nel cibo e soprattutto nell’apprezzamento per l’arte. La bellezza in Italia è ovunque. Ricordo la mia visita alla Galleria Borghese, le passeggiate a Roma e a Firenze, la città di Dante Alighieri. Ho anche assaggiato i ravioli più deliziosi della mia vita. Mi piacerebbe tornarci in un prossimo futuro, magari con una mostra d’arte che colleghi entrambi i paesi. Sarebbe un’esperienza magica!

– Pandemia e COVID-19: com’è la situazione in Perù in questo momento? In che modo ciò influisce sulle attività di BLOC ART e sull’intero sistema artistico peruviano? 

La situazione attuale è molto difficile, ma ci renderà più forti, specialmente se continueremo a combattere. Albert Einstein una volta disse: “…In crisi emerge il meglio di ciascuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo brezze lievi.” Non potendo partecipare regolarmente a fiere o ospitare mostre, abbiamo dovuto trovare un modo molto veloce, ma efficace, per continuare a promuovere l’arte peruviana nel mondo. Questo è il motivo per cui ho deciso di lanciare un format IGTV che include un settimanale d’arte, un programma di architettura, che considera l’arte come asse principale dei diversi progetti, uno spettacolo dal vivo con il nostro curatore Daniel G. Alfonso da Cuba dove “decostruiamo” artisti con il pubblico e uno con la nostra partner di New York Rachael N. Clarke, che spiega il potere dell’arte in tempi diversi.

BLOC ART

Il notiziario d’arte è stato il modo in cui BLOC ART si è collegata con Art Nomade Milan ed è iniziata la collaborazione. Inoltre siamo stati contattati da Alejandra Castro Rioseco, collezionista cilena che gestisce il primo museo virtuale che promuove le artiste donne con il nome di Mia Collection. Il nostro nuovissimo membro del team Helena Herzberg ha anche proposto di inaugurare un blog che documenti questo momento specifico. Vedo tutto ció come un’esperienza “epica”: ci stiamo reinventando attraverso una vera collaborazione con persone provenienti da tutte le parti del mondo. Non è facile, dovrà avvenire una ricostruzione del sistema locale. Il cittadino peruviano attualmente non pensa all’arte come essenziale nella sua vita: ci impegneremo al massimo per sovvertire questa credenza.

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BLOC ART
Che aria tira nel mercato dell’arte contemporanea peruviana?! Brenda Ortiz Clarke

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– Ora è il momento di pensare al futuro ? Puoi raccontarci alcuni dei prossimi progetti di BLOC ART?

Certo! Inizieremo una partnership con la piattaforma online Artsy per raggiungere una clientela più internazionale e connessioni specifiche grazie a diversi agenti. Personalmente desidero presentare il programma settimanale “Art deconstruction” alla TV o alla radio per continuare a democratizzare l’arte nel paese. L’obiettivo di quest’anno non è certo facile, ma non impossibile. La continua collaborazione con partner internazionali è uno degli obiettivi del 2020, per promuovere l’arte peruviana e latinoamericana al di là dei confini.