“Stoner. Landing Pages” e la straordinarietà del quotidiano

Stoner Landing pages

“Stoner. Landing Pages” e la straordinarietà del quotidiano

Stoner landing pages

A Certaldo la collettiva “Stoner. Landing pages”, che ha accompagnato il Festival “Ci sono sempre parole. [non]festival delle narrazioni popolari (e impopolari), sarà visitabile fino a Gennaio 2021. Un’occasione per scoprire i borghi della Val d’Elsa 

Un anonimo professore universitario, un matrimonio infelice, un’amante sedotta e abbandonata, un percorso lavorativo senza particolari successi: una storia di esistenze ordinarie che è diventata un caso letterario.

Parliamo di “Stoner”, romanzo dello statunitense John Edward Williams datato 1965 e diventato un caso letterario a posteriori, grazie alle riedizioni del 2003 e 2006.

Insomma la rivincita della quotidianità all’inizio di un millennio che sembrava, e tutt’ora sembra, caratterizzato esclusivamente dalle vite da copertina diffuse sui social media.

In realtà ciò che pare “ordinario” e banale ha in sé un’intrinseca magia. Questo è stato uno dei fili conduttori della seconda edizione di “Ci sono sempre parole. [non] festival delle narrazioni popolari (e impopolari)” che si è svolto nel territorio dell’Empolese Valdelsa ad inizio settembre.

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La tre giorni di kermesse è stata affiancata da una mostra, visitabile fino al 10 gennaio 2021, allestita nel Palazzo Pretorio di Certaldo, borgo natio di Giovanni Boccaccio.

Stoner. Landing Pages” è un’esposizione liberamente ispirata al romanzo di J.E. Williams curata da Cinzia Compalati e Andrea Zanetti, con opere di Emiliano Bagnato, Mauro Fiorese, Stefano Lanzardo, Roberta Montaruli, Eleonora Roaro, Jacopo Simoncini, Giuliano Tomaino e Zino.

L’anteprima era stata presentata a Pescara nel 2016, frutto di una campagna di crowfunding, strumento azzeccatissimo per ribadire ulteriormente lo spirito della condivisione.

In questa nuova edizione l’allestimento, rimodulato in maniera site specific, è stato arricchito dall’aggiunta di un’opera di Emiliano Bagnato.

Stoner. Landing pages

Stoner Landing pages
“Stoner. Landing Pages” e la straordinarietà del quotidiano.

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Gli otto autori contemporanei hanno fatto rivivere atmosfere e personaggi del romanzo utilizzando i propri linguaggi espressivi.

A Stefano Lanzardo è toccato l’arduo compito di rappresentare Stoner, il protagonista. Quattro scatti fotografici simboleggiano i momenti clou della sua esistenza.

Katherine, l’amante del professore, è rappresentata da una toccante video installazione della torinese Roberta Montaruli. Nell’animazione sono gli oggetti che narrano gioie e dolori comuni a molte donne.

Eleonora Roaro incarna le fobie della moglie di Stoner, Edith, grazie al suo occhio che tutto, e tutti, scruta ed ai suoi dispetti, come l’aver tinteggiato di rosa scrivania ed oggetti del marito in preda al delirio. Un’intensa riflessione sulle famiglie approfondita dagli scatti fotografici vintage rielaborati.

Stoner. Landing Pages

Mostra
“Stoner. Landing Pages” e la straordinarietà del quotidiano – Eleonora Roaro, “Forever yours”, Ph Stefano Lanzardo.

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Girovagando nella struttura labirintica del palazzo medievale, che diventa essa stessa metafora dell’esistenza, si incontra la composizione di Emiliano Bagnato, giovane sound designer. É Grace, la figlia del protagonista, che prende vita. Verrà coinvolta dalle storie dei genitori o si salverà dal suo passato?

Un discorso a parte meritano gli scatti di Mauro Fiorese, uno dei cento fotografi più quotati al mondo, prematuramente scomparso. Le sue immagini incarnano Gordon Finch, unico vero amico di Stoner. Le opere esposte sono tratte da www.libraincancer.it, il blog in cui ha raccontato la personale battaglia contro il cancro.

Giuliano Tomaino, invece, evoca il padre di Stoner, con la sua cruda installazione che congela il momento della dipartita.

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Mostra
“Stoner. Landing Pages” e la straordinarietà del quotidiano – Giuliano Tomaino, “Booneville (alias il padre di Stoner)”, Ph Stefano Lanzardo.

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Zino, artista teramano, ci fa tornare a sorridere e si diverte a ritrarre il nemico giurato del professore universitario, Lomax, nascondendo all’interno dell’opera una frase “burla” da scoprire.

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“Stoner. Landing Pages” e la straordinarietà del – Zino, “Sono Lomax”, Ph Stefano Lanzardo.

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Chiude il percorso la composizione musicale inedita di Jacopo Simoncini, che evoca la tensione e lo stridore dell’esistenza.

Si ritorna così al punto di partenza: alle storie del vissuto che si pensa siano noiose da ascoltare, ma che in realtà hanno un vigore e una capacità di coinvolgimento straordinari.

In “Ci sono sempre parole. [non]festival delle narrazioni popolari (e impopolari)” sono i cittadini, coadiuvati da attori professionisti, a mettere in scena il racconto della loro vita. L’obbiettivo del festival, a cadenza biennale, è rimettere al centro la quotidianità cementando l’empatia. Abbiamo bisogno di “vicinanza”, di condivisione, soprattutto in questo periodo, caratterizzato dal distanziamento sociale imposto dalle normative sanitarie.

Narrazioni effettuate durante un percorso di soft trekking, racconti allestiti in alcuni dei luoghi di cultura facenti parte del Sistema Museale Museo Diffuso Empolese Valdelsa. Il cuore della Toscana, tra borghi ed itinerari artistici ed enogastronomici, rivive senza puntare sui grandi nomi, ma affidandosi a chi vive il territorio.

Un importante esperimento antropologico oltre che culturale.

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Il merito di tutto ciò va al “lavoro di squadra”: una rete culturale creata da 11 comuni dell’Unione dei Comuni Circondario Empolese Valdelsa che ha preso il nome di MuDEV e di cui fanno parte 21 musei. Le strutture sono visitabili anche con un solo biglietto chiamato “Art Pilgrim Passport“, ad evocare il percorso della Via Francigena.

Tanti poi i partner ed i contributor che hanno reso possibile la seconda edizione in un anno così nefasto.

Nel 2018 le cittadine coinvolte era state Montelupo Fiorentino, Capraia e Limite, Montepertoli. Quest’anno, oltre a Certaldo, anche Gambassi Terme.

Nei dintorni di Firenze si sta facendo proprio un bel lavoro per ridefinire la missione culturale di una zona poco conosciuta se non per località vicine, anche se in altre province, quali San Gimignano e Volterra.

Strutture ricettive a conduzione familiare (date un’occhiata a quelle presenti a Certaldo), arte, cultura e buona cucina (i corsi di Giuseppina Pizzolato sono imperdibili).

Il tutto in nome di uno slow tourism che fa bene alla mente ed al cuore, senza cadere per forza nel mainstream!

PS: i luoghi instagrammabili non mancano di certo 😛

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“Stoner. Landing Pages” e la straordinarietà del quotidiano – Veduta di Certaldo.