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Andrea Villa: Art Nomade Milan incontra il “Banksy torinese”

Andrea Villa: Art Nomade Milan incontra il "Banksy" torinese

Andrea Villa: Art Nomade Milan incontra il “Banksy torinese”

Eccomi con una nuova intervista! Questa volta il protagonista è uno degli artisti contemporanei italiani più irriverenti

Buon pomeriggio ragazzi!

Sono ricomparsa dopo una breve assenza, carica di novità con cui letteralmente vi inonderò nei prossimi mesi 😉

Quale occasione migliore per tornare alla ribalta che una bella intervista?!

Oltretutto in un format particolare. Zero domande dirette e risposte, ma un racconto che si dipana passo passo, nato da una chiacchierata di fronte ad un caffè. Andrea Villa l’ho conosciuto tramite Facebook, grazie a dei contatti comuni. Abbiamo poi deciso di incontrarci.

Nelle prossime righe vi racconto come è andata 😉

Andrea Villa: Art Nomade Milan incontra il “Banksy torinese”

Andrea Villa: Art Nomade Milan incontra il "Banksy" torinese
Andrea Villa: Art Nomade Milan incontra il “Banksy” torinese. Foto dell’intervento effettuato a Milano.

Innanzitutto dovete sapere che, dopo una full immersion circondata da antropologi al Campus Luigi Einaudi, pensavo di staccare la spina con una studio visit ed invece…mi sono ritrovata a discutere di argomenti tutt’altro che frivoli!

Perchè Andrea Villa, soprannominato dai media il “Banksy torinese“, è sì mainstream, ma con l’intento di arrivare al grande pubblico e veicolare messaggi per nulla scontati.

Sinceramente non mi piaceva paragonarlo al celebre street artist che fa impazzire mezzo mondo, protagonista di una mostra al MUDEC fino a qualche mese fa. Bansky è diventato molto popolare, fin troppo: i significati dei suoi interventi a volte si perdono,  sovrastati dalla grandissima fama del suo creatore.

Ogni creativo ha poi il suo percorso ed individualità.

In realtà ad Andrea stesso non dà fastidio questo paragone, dunque mi sono ricreduta e l’ho utilizzato anche io.

Andrea Villa: Art Nomade Milan incontra il “Banksy torinese”

L’arte di Andrea Villa “nasce” nel 2014, all’epoca dello SheetArt Studio, quando appende un manifesto sul cavalcavia di Italia 61 irridendo ai politici nostrani, ritratti nelle pose del celebre quadro di Pelizza da Volpedo.

L’intervento riscuote subito un grande successo, tant’è che il quotidiano La Repubblica gli dedica un articolo di due pagine.

E’ sempre grazie ai media nazionali che viene alla luce anche il suo nome, a causa di un misunderstanding occorso tra L’Espresso e Libero.

Uno scatto, ritraente un intervento di brandalism, viene attribuito proprio ad un certo Andrea Villa

Brandalism a cui il creativo torinese si ispira con l’obbiettivo di raggiungere il pubblico, tralasciando però l’aspetto di polemica verso le multinazionali che caratterizza il movimento britannico.

Andrea Villa: Art Nomade Milan incontra il “Banksy torinese”

Da qui il percorso di Andrea è tutto in discesa, con interventi non solo a Torino, ma anche a Milano, Napoli e Roma. Le opere dell’artista bucano lo schermo, custodendo un significato più profondo che vale la pena analizzare.

Nel capoluogo meneghino il progetto creato si intitolava ArtOOH!, sostenuto dalla ESSECOLLECTION.

Andrea Villa: Art Nomade Milan incontra il "Banksy" torinese
Andrea Villa: Art Nomade Milan incontra il “Banksy” torinese. Foto dell’intervento effettuato a Milano.

Andrea Villa: Art Nomade Milan incontra il “Banksy torinese”

Ho chiesto ad Andrea come trovasse Torino dal punto di vista artistico culturale, visto che io non ne ho esperienza diretta, anche se mi trovo, sempre più spesso, all’ombra della Mole.

Torino è molto interessante creativamente parlando: qui sono considerato fino in fondo un artista. I miei messaggi travalicano il lato commerciale. E’ una città che mi ha dato grandi soddisfazioni”.

L’obbiettivo di Andrea Villa è rendere l’arte popolare, mixando, con l’ausilio della satira politica, i linguaggi artistici e l’attualità.

L’artista opera come un antropologo, studiando le persone che lo circondano, i sogni ed i desideri dei cittadini. Arriva così ad analizzare tutto il pensiero umano. 

Il suo ragionamento è partito dalla considerazione che nel mondo dell’arte, in particolare italiana, si utilizzano ancora poco i social media. Negli Stati Uniti, ad esempio, questi vengono maggiormente usati, ma in un’accezione pop.

L’analisi sociologica ed antropologica di Andrea Villa si configura quindi come un unicum.

Andrea Villa: Art Nomade Milan incontra il “Banksy torinese”

Non per questo però l’artista ha rinunciato ad esporre in gallerie d’arte. I suoi manifesti sposano bene anche un luogo istituzionale, creando un impatto particolare.

Andrea è un creativo completo, che ha ben chiaro il suo percorso.

Durante la chiacchierata si è parlato perfino di arte elettronica, new media art, Berlino e altre località incubatrici della creatività contemporanea.

Diciamo che, in quella giornata, il mio approfondimento antropologico non è terminato con la fine delle lezioni al Campus Luigi Einaudi.

Di certo, d’ora in poi farò più attenzione passeggiando per strada: chissà che non mi imbatta in un “manifesto pubblicitario” sui generis: un’opera di Andrea Villa.

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