Carla Mura: arte, filo e perfezione – Art Nomade Milan
L’arte non si ferma! Alla Libreria Bocca, in Galleria Vittorio Emanuele, fino al 3 dicembre si potrà visitare la personale di Carla Mura, a cura di Vera Agosti.
Un bel segnale per la città e la cultura quello dato da una delle aziende librarie più antiche rimasta in attività. Del resto dal 1775, anno in cui i fratelli Giovanni Antonio Sebastiano e Secondo Bocca aprirono bottega a Torino, di stravolgimenti storici la libreria ne ha visti eccome. La Rivoluzione Francese, la dominazione austriaca, Napoleone, le Guerre di Indipendenza, due guerre mondiali e la Grande Crisi del ’29. Delle cinque sedi storiche (Parigi, Firenze, Roma, Torino e Milano) solo quella meneghina è aperta, acquisita nel 1979 dalla famiglia Lodetti.
Di certo non ci si poteva far scoraggiare dalla seppur grave situazione pandemica e così, stante tutte le norme di sicurezza sanitaria, si è deciso di aprire la mostra di Carla Mura.
L’artista cagliaritana, classe 1973, dopo un lungo periodo dedicato alla pittura, ha iniziato a realizzare delle opere utilizzando un materiale a lei molto caro: il filo.
Arte e filo
fgfgfgfgf
Per descrivervi la personale milanese voglio partire dal titolo, che è già di per sé molto significativo: “L’arte perfetta“.
É dalla notte dei tempi che il genere umano si interroga sul concetto di “perfezione”, specie se rapportato all’arte. Ad esempio il mondo arabo sosteneva che l’eccellenza massima appartenesse solo ad Allah. Così gli annodatori degli antichi tappeti persiani inserivano volontariamente un errore nelle loro creazioni, al di là delle imperfezioni del colore o del mix di materiali utilizzati.
Oggi questa tradizione è pressoché scomparsa, a seguito dello sviluppo della produzione industriale.
La poetica di Carla Mura, però, non è da caratterizzare come fiber art tout court. Si ascrive, invece, nell’ampio spettro dell’arte, non è adatta ad essere incasellata sotto una dicitura stringente, vista la sua completezza.
Di certo l’artista conosce a fondo le opere di maestri quali Maria Lai, ma affronta un percorso intimo e originale, molto caratterizzato dal suo vissuto e dai temi quotidiani che ci circondano. Lo si comprende dai titoli che accompagnano le sue opere che, a volte, richiamano sensazioni e sentimenti (“Silence”, “Light”, “Autoritratto”), altre ricordano tematiche ecologiche e ambientali (“Architetture/green”, “Modelli meteorologici”) che le stanno a cuore.
Carla Mura
Peculiare per Carla Mura è proprio il filo. Il cotone diventa lo strumento per creare infinite composizioni astratte e combinazioni di cromie differenti. A volte utilizza anche la lana, che conferisce maggiore spessore, quasi come un pennello più ampio, oppure della corda, ancora più materica. I materiali di supporto delle sue creazioni sono i più vari: tela, marmo, pietra travertino, legno e plexiglass. I fili vengono annodati o incrociati, formando labirinti o pattern uniformi, dove il monocromo è spezzato da pochi accenni di una tinta differente.
Tra Process Painting, Arte Povera e Optical Art, nell’astrazione di Carla Mura c’è chi comunque legge un riferimento alla realtà: paesaggi visti dall’alto o da un treno in corsa.
La sua personale ricerca di perfezione, senza nessuna sbavatura, l’utilizzo di tinte brillanti e le geometrie armoniose rivelano la bellezza del pensiero e delle proporzioni.
Inoltre il filo è già di per sé portatore di significati estremamente simbolici: quello di Arianna serve a Teseo per trovare l’uscita dal labirinto del Minotauro; quello delle tre parche è legato alla vita dell’uomo.
Il filo di Carla è però speciale.
Nuovo, contemporaneo, sottile e preciso, porta in sé la perfezione e l’armonia della matematica, che si congiunge alla filosofia e all’infinito.