Moda Modest: il fashion system ponte tra Oriente ed Occidente
Oriente, Occidente, una sola passione: quella per l’haute couture.
Modest Fashion e hijab (r)evolution come punto d’incontro tra culture
اقرأ (IQRAA), termine di non unanime interpretazione, è contenuto nel versetto 96 del sacro Corano.
Letteralmente lo si può tradurre con “leggi”: un invito ai fedeli ad affidarsi alla conoscenza per sconfiggere l’ignoranza.
Francamente la cultura islamica non mi era mai interessata in modo particolare. Sì, quando vivevo a Parigi avevo acquistato all’Institut du Monde Arabe una versione pocket in francese del Corano, forse convinta più dalla bellezza architettonica dell’edificio che da un reale interesse.
Io “faccio la mia vita, loro fanno la loro“: insomma una pacifica convivenza, o almeno così mi sembrava, dettata dal timore che mi incutevano le immagini truci trasmesse in quel periodo dai media.
Fidatevi: questo non è il metodo giusto.
É stato calcolato che entro il 2050 il numero dei fedeli musulmani sarà pari a quello dei cristiani, per poi superarlo. Non voler considerare la questione sarebbe un po’ come ostinarsi ad ignorare il proprio vicino di casa…
Solo la conoscenza reciproca è alla base di una civile convivenza.
Ed io l’ho capito partecipando ad una sfilata di moda islamica, per quanto possa sembrare banale!
Ovviamente ci sono stati poi altri incontri con il meraviglioso team di The Shukran, il social network creato dalla comunità musulmana per promuovere la multiculturalità.
Ma cosa si intende per Moda Modest?
All’interno di questa dicitura si inseriscono tutte quelle collezioni ideate per donne che amano seguire gli ultimi trend nel rispetto delle norme coraniche.
Attenzione però!! Non facciamoci condizionare dalla pessima situazione femminile che ancora si registra in alcuni territori a maggioranza musulmana.
Effettivamente in certi paesi, ad esempio l’Iran, la legge coranica è adottata in maniera intransigente: le donne sono costrette a celarsi sotto un manto nero che lascia scoperti gli occhi.
In molte altre realtà invece, come il Kuwait e gli Emirati Arabi, moda e religione si incontrano, dando vita ad un vero e proprio stile il cui simbolo è l’hijab: il velo che copre il capo è di colori accesi e viene indossato in moltissimi modi.
Una vera e propria hijab (r)evolution!
In Medio Oriente sempre più persone con un alto potere di spesa sentono l’esigenza di essere stylish.
I fashion blogger e gli influencer hanno una pletora di follower.
Insomma, la globalizzazione ogni tanto dà anche dei buoni frutti 😉
Del resto la femminilità e l’eleganza possono essere risaltate senza scoprire troppo il corpo.
E questo i brand occidentali del lusso sembrano averlo recepito appieno.
Dolce & Gabbana aveva fatto da apripista in tal senso già nel 2016, assieme a Nike ed al suo velo in tessuto sportivo e traspirante.
D’altronde 1,6 miliardi di consumatori musulmani farebbero gola a chiunque 😉
Al di là dell'”irretire” nuovi acquirenti, se la moda si facesse promotrice dall’integrazione la questione sarebbe davvero interessante.
E l’Italia in tutto ciò come reagisce?!
Direi bene, soprattutto nell’anno in corso.
A Luglio la Modest Fashion è stata protagonista della Torino Fashion Week, con la partecipazione di ben 31 stilisti del settore.
Inoltre, durante l’ultima Fashion Week milanese, nella sede della Milan Fashion Library si è tenuta la Modest Soiree, spin off della MFW.
La serata è stata patrocinata dall’Islamic Fashion & Design Council (IFDC), da The Shukran e sponsorizzata da ItHaly.
Nello spazio sono state presentate collezioni di marchi modest, alcuni dei quali premiati proprio a Torino: Chantique (Brunei), Bow Boutique (Arabia Saudita), Luya Moda e Isabella Caposano.
Gli ultimi due sono brand “made in Italy“.
In particolare Isabella Caposano è un atelier di abiti da cerimonia, che, questa volta, si è cimentato in una collezione islamic friendly.
Ma, a dispetto del nome, anche lo sponsor dell’evento è italiano: ItHaly, nata dall’idea di due milanesi, è un’azienda che distribuisce prodotti food e non certificati Halal.
I punti di contatto sono quindi sempre più numerosi, tant’è che una domanda sorge spontanea: i termini Occidente ed Oriente hanno ancora senso se utilizzati al di là del significato geografico?
Forse è meglio parlare di cooperazione, collaborazione, interculturalità…
Cristiani, musulmani, donne coperte o scoperte: se ogni essere umano è padrone di seguire le proprie volontà le differenze non costituiscono un problema, ma un arricchimento.
Ecco… libertà e rispetto, su ciò si dovrebbe puntare l’attenzione 🙂