Mediterraneo e sonorità. La ricerca di Nicola Agus – Art Nomade Milan

Sardegna

Nicola Agus  Mediterraneo e sonorità. La ricerca di Nicola Agus – Art Nomade Milan

Esploriamo i suoni della Sardegna e del Mediterraneo grazie ad un giovane musicista e compositore

Galeotta fu…una puntata di “Linea blu” in un sonnacchioso sabato di luglio, quando si sogna il mare, ma è la circonvallazione milanese a farla da padrone.

È così che ho conosciuto Nicola Agus, televisivamente parlando 🙂

La puntata della storica trasmissione RAI era dedicata alla Sardegna e Nicola, compositore e musicista polistrumentista, sardo doc, presentava uno strumento creato da lui: l'”Eram“.

Sonorità mediterranee che mi hanno subito attratta, ma sarà lui stesso a raccontarsi nelle prossime righe.

PS: il passo successivo per raggiungerlo terminata la puntata TV?! Andare a cercarlo sui social network 😉

Ecco a voi l’intervista ⬇️⬇️

– Compositore e musicista polistrumentista, Nicola da dove nasce la passione per la musica?  Nicola Agus

La passione per la musica nasce già da bambino: i miei giochi erano gli strumenti musicali. Ho capito da subito che senza di essa la mia vita non sarebbe stata la stessa. Così, piano piano, ho iniziato a comprenderla, studiarla e poi divulgarla. Oggi, finalmente, sono compositore. Ho seguito il percorso universitario in “Composizione e didattica” al Conservatorio Pierluigi da Palestrina di Cagliari.

– Gli strumenti con i quali è iniziata la tua avventura sono le Launeddas. Ci spieghi cosa sono?

In realtà la mia avventura non nasce solo con le Launeddas, ma queste sono uno dei tanti strumenti che hanno accompagnato il mio percorso. E come se le Launeddas stesse mi abbiano chiamato per dargli una nuova vita. Si sono diffuse in Sardegna a partire dall’anno Mille, ma si possono trovare strumenti con iconografie simili anche al di fuori dell’isola. La differenza è che nella mia terra le Launeddas non sono state dimenticate: da lì a considerarle autoctone il passo è stato breve. 

Nicola Agus

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Mediterraneo e sonorità. La ricerca di Nicola Agus – Art Nomade Milan Le Launeddas

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Io stesso, però, metto in dubbio la loro origine sarda, poiché erano presenti in diverse aree del Mediterraneo e non solo. In sostanza le Launeddas sono uno strumento polifonico, ad ancia battente idioglottide semplice, costituito da tre parti. Una canna fa il basso e il continuo, le altre due il canto e l’accompagnamento o semplicemente la melodia. Lo strumento viene suonato con la “respirazione circolare”. Questa modalità è stata riscontrata anche in Australia, in Spagna ed in Egitto, con altri tipi di strumenti.

Le tue sonorità abbracciano il bacino del Mediterraneo: sono stati fondamentali i molti viaggi che hai fatto all’estero. Quale paese ti è rimasto più nel cuore?

Forse il paese che mi è più rimasto nel cuore è la Spagna, poiché è la terra dove il mondo celtico incontra quello arabo e mediterraneo, con influenze gitane. Un mix che è stato la mia grande fonte di ispirazione.

– Dalle Launeddas alle…cornamuse: la Gaita, la Mezoued, la cornamusa bulgara e quella scozzese. Il tuo amore per questo strumento ti ha portato a condurre una ricerca approfondita. Cosa accomuna questi paesi, così lontani geograficamente, da un punto di vista sonoro?  Nicola Agus

Molto li accomuna. La mia ricerca si basa sul capire cosa musicalmente, e dal punto di vista della strumentazione, vi sia di simile e di diverso. Il mio scopo è quello di ricavare determinate sonorità, a cui aggiungo la mia impronta per inserirle nel cosiddetto filone New Age. Inoltre mi impegno nel far conoscere strumenti delle tradizioni folkloristiche. L’obbiettivo è di avvicinarli al grande pubblico. Fargli ottenere l’attenzione che meritano, similmente agli strumenti più moderni. 

– Sul canale YouTube “Nicola Agus” hai pubblicato una composizione intitolata “The Arabic” ed un’altra chiamata “Oriente”. Che aspetti ti affascinano del Medio Oriente? Hai mai indagato le sonorità dell’Africa subsahariana?

Effettivamente sul mio canale YouTube ci sono diversi brani che viaggiano in quella direzione. In realtà non indago semplicemente la musica locale e gli strumenti che la caratterizzano, ma cerco di imparare a suonare quei medesimi strumenti per creare un mondo nuovo. Le tradizioni mi ispirano, ma poi mi occupo di dare una nuova vita agli strumenti poco conosciuti, poco considerati e che rimangono spesso confinati in contesti folkloristici. Voglio “respirare aria nuova” e lo voglio fare attraverso la composizione di melodie adatte a questa tipologia di mezzi. 

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Mediterraneo e sonorità. La ricerca di Nicola Agus – Art Nomade Milan   Nicola Agus

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Stai dando molto spazio, sui tuoi profili social, all’utilizzo di strumenti “home-made”. Vuoi raccontarci qualcosa di più su questo progetto? Si possono ottenere davvero delle buone sonorità con oggetti del vivere quotidiano?  Nicola Agus

Sì, si possono creare ottime sonorità anche con gli oggetti più banali: una pianta non nasce per esser chitarra o violino, è l’uomo che ricava strumenti dal legno. Ogni cosa genera musica, genera suono, basta ascoltare e capire. Soprattutto non si devono avere delle barriere nella musica: è un mondo in continua evoluzione. Si decide sul campo che cosa suonare, con che effetto e con quali strumenti. 

– Per la nostra conoscenza galeotta fu…una puntata di “Linea blu” ? Ci racconti qualcosa di più sul famoso “Eram”?

L'”Eram” nasce dalla piena di un fiume che, qualche tempo fa, ha portato una quantità enorme di canne a depositarsi sulla costa. Ho sempre costruito strumenti di bambù, ma questo evento è stato eccezionale: gli arbusti ricoprivano l’intera spiaggia. Così ho deciso di creare qualcosa di nuovo, che raccontasse del mare. Il suo stesso nome parte da lì. Non il solito strumento a fiato, ma a corda: le corde che vibrano ricordano le onde. Per la scelta di quest’ultime mi sono ispirato ad uno strumento arabo, riallacciandomi simbolicamente al fenomeno migratorio proveniente dall’Africa. La disperazione che ho letto nei loro volti. Il suono dell'”Eram” è diventato quello del Mediterraneo. Le canne di bambù trascinate dalla piena assomigliavano alle persone che arrivano in Italia sperando in una vita migliore. L'”Eram“, a sua volta, è in cerca di esistenza nel mare della musica. 

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Mediterraneo e sonorità. La ricerca di Nicola Agus – Art Nomade Milan  L'”Eram”.

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– I nostri amici dove possono trovarti? Quali sono i tuoi progetti futuri? Un disco, un tour? Nicola Agus

Mi potete trovare sui  principali social network, rimanere aggiornati grazie al sito web, ascoltare i miei brani su YouTube. Purtroppo, vista la situazione sanitaria globale, per i tour devo ancora attendere. 

 

 

Sapori dal passato, tra alimentare e tradizioni tessili – Art Nomade Milan

azienda agricola landini

Sapori dal passato, tra alimentare e tradizioni tessili – Art Nomade Milan azienda agricola landini

Una full immersion in un canapeto dopo aver attraversato campi di girasoli. Merito dell’Azienda Agricola Landini, specializzata in colture oleaginose. 

Ma che ci fa Art Nomade Milan tra lino e balle di fieno?!

Prendi una giornata assolata di Luglio, ai piedi del borgo medievale di Castell’Arquato, arroccato sulla collina a dominare il paesaggio della vallata. Qui sorge l’Azienda Agricola Landini, inaugurata nel 1989. Una realtà familiare che parte dai genitori per arrivare a Francesco e Maria Chiara, uniti nella vita oltre che nel lavoro.

Uno laureato in Ingegneria Chimica, l’altra in Economia e Commercio.

E si dedicano all’agricoltura?!

Ebbene sì, facendolo con lungimiranza, attenzione all’ambiente e allo stile di vita eco sostenibile.

Non un ripiego per fuggire da chissà quali angosce odierne, bensì una decisione consapevole che è alla base di una storia che merita di essere raccontata.

Dopo anni passati a coltivare e studiare le colture tipiche della Pianura Padana, nel 2015 arriva l’idea vincente: dedicare una parte di produzione alle oleose, nello specifico canapa sativa e lino.

Devo ammettere che non sono tanto esperta di food, nonostante abbia lavorato per alcuni anni negli uffici di una grande catena della distribuzione organizzata italiana. La “questione” della canapa, però, la conoscevo anche io: balzata agli onori della cronaca per la legalizzazione, anche in Italia, di alcune varietà a basso THC (tetraidrocannabinolo, principio con effetti stupefacenti).

azienda agricola landini

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Sapori dal passato, tra alimentare e tradizioni tessili – Art Nomade Milan I coniugi Francesco e Maria Chiara

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Quando ho iniziato a lavorare nel favoloso mondo dell’arte ho scoperto la nicchia della tradizione tessile e con essa i tessuti di canapa.

Dai fusti delle piante di cannabis sativa si ottiene, infatti, una fibra tessile che in passato era utilizzata anche per la produzione di carta.

Per inciso, Francesco ha scritto un libro di poesie, “Il Profumo del Tempo” e, durante la visita all’azienda, ci ha omaggiato di una composizione, stampata proprio su un foglio di carta di canapa.

Oltre al supporto per scrittura, in passato in Italia esisteva una grande tradizione di produzione tessile. Corde e vele venivano create in grande quantità, grazie all’espandersi delle Repubbliche Marinare. Anche le telerie per uso domestico erano molte diffuse, specie in Emilia Romagna. Ancora nel 1910 ben 45.000 ettari di terreno ospitavano canapeti.  Già nel 1876 il “Linificio e Canipificio Nazionale” era una società quotata in borsa. La crisi del settore è arrivata con l’aumento dell’utilizzo della iuta e del cotone, fino ad arrivare al 1975, quando fu inasprito il divieto di coltivare cannabis indica.

Sapori dal passato, tra alimentare e tradizioni tessili – Art Nomade Milan

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Sapori dal passato, tra alimentare e tradizioni tessili – Art Nomade Milan Tessuti di canapa e lino

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Attualmente la Landini non si occupa di tessuti, ma i proprietari nei loro magazzini, superbamente ristrutturati, hanno trovato tantissimi utensili antichi che servivano per questa lavorazione.

Inoltre, essendo specializzati in colture oleose, entra in gioco anche il lino.

Nonostante sia una componente di moltissimi abiti estivi “chic“, in Italia non esistono più impianti di stigliatura, ovvero quel passaggio atto a liberare le fibre dagli steli. Dopo che si è recuperata la parte commestibile, i cosiddetti “balloni” rimangono invenduti, o meglio non si trova nemmeno una realtà che li voglia in regalo.

Preferiscono acquistare il lino dalle Fiandre“, mi ha confermato Francesco.

Un’amara verità, se pensiamo all’importanza che riveste l’ambito moda nel Bel paese, i cui marchi sono conosciuti a livello internazionale.

azienda agricola landini

azienda agricola landini
Sapori dal passato, tra alimentare e tradizioni tessili – Art Nomade Milan Piantagioni di canapa

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Attenzione all’ambiente, stile di vita sano e produzione etica: la scelta di recuperare la coltivazione di canapa comporta un minor utilizzo idrico, non richiede diserbanti o concimi, permettendo la produzione di alimenti 100% naturali.

Non occupandosi di tessile, cosa producono dunque i Landini?

Olii, farine ed il famoso CANAFE’, che nel 2018 ha ottenuto il marchio di brevetto europeo.

Dai semi di lino e canapa, tramite spremitura a freddo, si ottengono olii naturalmente ricchi di Omega-3, Omega-6, antiossidanti, vitamina E e acidi grassi polinsaturi. Prodotti da utilizzare in cucina, perfetti anche per alimentazione vegana o per arricchire la nostra beauty routine.

Sapori dal passato, tra alimentare e tradizioni tessili – Art Nomade Milan

olio semi lino
Sapori dal passato, tra alimentare e tradizioni tessili – Art Nomade Milan Olio di semi di lino

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Altro punto di forza sono le farine, ricche di proteine, fibre e sali minerali, fino ad arrivare al CANAFE’. Una bevanda alternativa al classico caffè, composta da un’alta percentuale di semi di canapa, dal gusto ricco e delicato senza i disturbi di insonnia ed eccitazione che la caffeina provoca in alcuni soggetti.

Farine ed olii diversi dal comune, ma come utilizzarli sulle nostre tavole?!

In mio soccorso è arrivato lo chef Federico Costa, ambasciatore di Terra Derthona, che ha preparato un pranzo degustazione composto da gnocco di farina di lino, riso pilaf e semi di canapa a profusione, fino al dolce.

Scommetto che vi ho fatto venire l’acquolina in bocca: andatelo a trovare al Caffè della Posta di Castelnuovo Scrivia 😉

Un vero peccato poter trasmettere solo in parte, attraverso queste righe, l’atmosfera che ho respirato.

Non vi resta che far visita all’Azienda Agricola Landini o consultare il loro sito web , dove troverete tutti i prodotti e i suggerimenti sul loro utilizzo nell’interessante e simpatica area blog 🙂

E chissà che non scopriate di aver già sentito parlare di loro: sono stati recensiti da numerose riviste, oltre ad aver partecipato ad importanti fiere di settore.

Ora torno a “perdermi” tra i girasoli, accompagnata dalla fragranza di limonene.

azienda agricola landini

azienda agricola landini
Sapori dal passato, tra alimentare e tradizioni tessili – Art Nomade Milan

 

PRESS AREA – Art Nomade Milan

PRESS AREA – Art Nomade Milan

DICONO DI ME

 

[…] Elisabetta Roncati, l’influencer che salva l’arte attraverso Instagram” – Marie Claire

“Un nuovo modo di comunicare l’arte. È quello che ha realizzato la genovese Elisabetta Roncati, milanese d’adozione, con il blog «Art Nomade Milan” […]” – La Stampa

Elisabetta Roncati: un nuovo modo di comunicare l’arte nell’era della pandemia di Covid-19” – Affari Italiani

Elisabetta Roncati, la millenial che traghetta l’arte verso il grande pubblico” – The Millenial

[…] milanese d’adozione, si immerge in qualsiasi tipo di contesto artistico – artigianato, arte moderna e contemporanea senza confini – e oltre ad essere un’art-influencer molto seguita, sul suo blog offre numerosi servizi, come la valutazione delle opere d’arte e l’organizzazione di mostre ed eventi” – ArtsLife

[…] Elisabetta Roncati, una solida realtà nel mondo degli “influencer dell’arte” italiani” – The Millenial

Art Nomade Milan è focalizzato su 3 argomenti principali: un approfondimento sull’arte tessile, africana e islamica, la città di Milano e il mercato dell’arte” – Art Talkers

“Per Elisabetta l’Art Sharer è una figura il cui ruolo non è quello di influenzare i gusti o le scelte degli appassionati, bensì condividere manifestazioni artistico culturali in maniera tale che più persone ne vengano a conoscenza. Uno scopo divulgativo e informativo che porta avanti grazie al suo profilo con particolare attenzione per le realtà extra europee” – The Art Place Mag

“Tra i profili instagram assolutamente da seguire per chi è appassionato d’arte (se già non è tra i vostri following) vi segnaliamo Artnomademilan” – ART FOR BREAKFAST

Un’Art Consultant, nata a Genova, che ha trasformato la sua grande passione (nata sin da quando era piccola e rimaneva incantata ad ammirare i traghetti della Tirrenia), in una professione artistica vincente!!” – Life Factory Magazine 

ARTICOLI ED INTERVISTE

 

Elisabetta Roncati
La Stampa – 31/03/2021

https://www.marieclaire.com/it/attualita/news-appuntamenti/a34930096/elisabetta-roncati-instagram-influencer/

Elisabetta Roncati Oltre La Prealpina
Oltre – La Prealpina 19/11/2020

https://www.mam-e.it/arte/elisabetta-roncati-una-giovane-divulgatrice-digitale-ecco-lintervista/

https://themillennial.it/cultura/elisabetta-roncati-art-nomade-milan/

https://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/art-nomade-milan-un-nuovo-modo-di-comunicare-arte-nell-era-della-pandemia-717153.html

https://themillennial.it/cultura/arte/intervista-elisabetta-roncati/

https://closeupart.org/art-sharer-influencer-dellarte-elisabetta-roncati-aka-art-nomade-milan/

https://artslife.com/2020/02/04/tra-influencer-e-instagrammer-social-e-arte-i-casi-italiani-un-connubio-proficuo/

https://theartplacemag.com/articoli/2020/3/16/arte-e-social-media-art-sharer-gli-account-sullarte-da-seguire-assolutamente

https://www.artalkers.it/tag/elisabetta-roncati/ 

https://selfmadegirlboss.co.uk/boss-articles-italian/f/%E2%80%9Cinseguite-sempre-i-vostri-sogni%E2%80%9D-lo-dice-elisabetta-roncati?blogcategory=Italiana+Girl+Boss

https://www.instagram.com/p/CAnt4hylb0o/

https://artforbreakfast.it/2020/05/27/iniziative-web-arte-pt-3/

https://lifefactorymag.com/2020/06/03/elisabetta-roncati-la-passione-per-larte-e-una-tradizione-di-famiglia/

https://www.instagram.com/p/CBK7tlqJzFP/

https://secretsofartmagazine.com/2020/06/entrepreneurship-and-female-intuition-to-disrupt-and-change/

https://www.assemblagemagazine.co.uk/rea-art-fair

https://www.dailyartmagazine.com/art-fair-rea-arte/

https://www.socialmediablabla.com/post/lavorare-con-l-arte-in-italia-si-pu%C3%B2-intervista-a-elisabetta-roncati-art-consultant-e-molto-altro

https://www.bloc-art.com/blog/artnomademilancollaboration

https://www.collezionedatiffany.com/rea-art-fair-2020/

https://www.bonculture.it/culture/innovazione/larte-nomade-di-elisabetta-roncati/

https://www.artandinvestments.com/arte/alessio/elisabetta-roncati-founder-art-nomade-milan/

https://www.corriere.it/buone-notizie/20_ottobre_24/nostra-fiera-d-arte-sfida-controcorrente-12-giovani-artiste-4ddd49d8-15d8-11eb-89ba-6e7c36183521.shtml

https://www.repubblica.it/dossier/cultura/arte-mostre-e-fotografia/2020/11/02/news/milano_la_fiera_senza_confini_delle_ragazze_dell_arte-272709783/

https://artslife.com/2020/10/20/rea-fair-milano-artisti-organizzatori-curatori-sezioni/

https://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/fiere/2020/11/rea-art-fair-fiera-milano/

https://www.pourfemme.it/articolo/art-sharer-influencer-arte-instagram/329780/

https://www.balloonproject.it/reaartefair/

https://lampoonmagazine.com/rea-art-fair-milan-exhibition/

https://www.comomag.it/rea-arte-donne-per-larte-emergente/

https://www.medicinamisuradidonna.it/press/rassegna-stampa.html?jjj=1617053992937

 

 

 

 

 

 

Alla scoperta dell’Arazzeria Scassa – Art Nomade Milan

Arazzeria Scassa

Alla scoperta dell’Arazzeria Scassa – Art Nomade Milan

Alle porte di Asti esiste un laboratorio di arazzi ancora in attività, dove tradizioni antichissime di tessitura incontrano l’arte dei grandi Maestri del Novecento.

Tutto inizia in un antico monastero medievale, costruito dai monaci vallombrosiani. O meglio qui Ugo Scassa decise di trasferire la sua attività più di quarantacinque anni fa.

Sto parlando della Certosa di Valmanera che, guarda caso, si trova ad Asti in Via dell’Arazzeria n.60.

Strano tema quello degli arazzi e so che gli appassionati di Fiber Art mi daranno ragione. Arte ed arredamento si uniscono per impreziosire pareti, spesso di istituzioni o altri luoghi di alta rappresentanza. Re e regine d’altri tempi facevano a gara per contendersi certi capolavori (avete presente gli Aubusson?!), che oggi vengono battuti da famose case d’asta internazionali.

Il mercato è sicuramente cambiato, come le richieste da parte dei clienti privati, ma l’Arazzeria Scassa è riuscita a rimanere in attività, fedele alla sua produzione manuale e all’alta qualità che l’ha sempre contraddistinta.

Alla scoperta dell’Arazzeria Scassa – Art Nomade Milan

Se si entra oggi in laboratorio lo sguardo cade subito su un meraviglioso arazzo ritraente un paesaggio “De Chirichiano”.

Giorgio De Chirico?!

Ebbene sì, perché il punto di forza della manifattura astigiana è sempre stato quello di produrre tessili da cartoni dei più famosi artisti del Novecento.

Arazzeria Scassa
Alla scoperta dell’Arazzeria Scassa – Art Nomade Milan  Arazzo creato su cartone di Wassily Kandinsky

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La trasposizione su fibra intessuta di alcuni capolavori pittorici garantisce un colpo d’occhio impressionante. La lana e le altre fibre utilizzate hanno il potere di creare un’atmosfera avvolgente per lo spettatore.

Ma cosa significa creare un arazzo partendo dal cartone?

Per riprodurre il soggetto a mezzo di trama e ordito è necessario partire da un modello, il cosiddetto “cartone”. Solitamente preparato da un artista, potremmo definirlo come il bozzetto che il maestro tessitore seguirà per produrre l’arazzo finito. A volte il cartone riporta solo i contorni del disegno e, al posto dei colori, compaiono le sigle numeriche corrispondenti.

Alla scoperta dell’Arazzeria Scassa – Art Nomade Milan

Arazzeria Scassa
Alla scoperta dell’Arazzeria Scassa – Art Nomade Milan  Al lavoro in laboratorio

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L’avventura di Ugo Scassa comincia nel 1957, quando decide di dedicarsi anche a questo ambito produttivo. In soli tre anni esordisce in campo nazionale con la creazione di 16 arazzi su cartoni di Corrado Cagli, Ugo Capogrossi, Giulio Turcato, Antonio Corpora, Giuseppe Santomaso. Erano destinati alla decorazione del Salone delle Feste di prima classe della turbonave “Leonardo da Vinci”.

Il legame dell’Arazzeria Scassa con il mondo della grande navigazione italiana si farà sempre più stretto, come quello con l’artista Corrado Cagli, che durerà interrottamente fino alla morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1976.

Già nei primi anni di apertura la produzione dell’Arazzeria Scassa riceve importanti riconoscimenti: nel 1963 viene inserita nella “Exposition International de Tapisserie Contemporaine”; nella III Biennale di Parigi, nell’Herbstsalon di Monaco di Baviera, fino ad arrivare negli USA (mostra “The Italian Art of Living“). Anche le istituzioni italiane e lo Stato Pontificio ne apprezzano la qualità e l’artisticità: il “Cristo Risorto” ed il “San Giorgio” entrano a far parte delle Gallerie Pontificie; “Il Narciso” viene affisso nella Sala di Presidenza del Senato della Repubblica Italiana.

Alla scoperta – Art Nomade Milan

Inoltre, sono moltissimi gli istituti di credito a commissionare nuove opere: il Banco di Santo Spirito (ora Banca di Roma), l’Istituto Bancario San Paolo di Torino (ora Intesa Sanpaolo), la Banca di Asti.

Si è calcolato che gli arazzi prodotti dal laboratorio Scassa, durante la sua lunga storia, siano circa 220. Potrebbero sembrare pochi, ma la tecnica utilizzata richiede molto tempo. Il lavoro di tessitura ad “alto liccio” è molto dispendioso in termini di energie e di tempo (circa 500 ore per completare 1 metro quadrato). Si narra che tale tecnica sia stata perfezionata in età romanica dalle monache benedettine dei conventi sassoni e poi sia stata ripresa a Parigi, nel Trecento, da Nicolas Bataille. Dalla capitale francese arrivò ai fabbricanti di Arras, Tournai e Bruxelles fino ai maestri tessitori italiani cinquecenteschi e ai “lissiers” dei Gobelins del Sei-Settecento.

Tappeto
Alla scoperta dell’Arazzeria Scassa – Art Nomade Milan

Alla scoperta – Art Nomade Milan

Purtroppo il Museo degli Arazzi Scassa è attualmente chiuso. Io ho avuto la fortuna di visitare il laboratorio per gentile concessione dei proprietari. Molto spesso le opere sono esposte al pubblico grazie a mostre temporanee, come quella tenutasi lo scorso anno a Palazzo Zaguri, Venezia, ed intitolata “Da Kandinskij a Botero. Tutti in un filo”.

Dopo la scomparsa di Ugo, la vedova, la cognata ed il nipote portano avanti l’attività.

Come accade molto spesso l’urgenza attuale è quella di non disperdere tale patrimonio di conoscenze. L’obbiettivo è quello di tramandare le tecniche ai giovani e rendere fruibile il patrimonio al pubblico. I mezzi per farlo potrebbero essere un nuovo spazio museale, una fondazione, un’associazione culturale dedicata alla collezione dell’Arazzeria Scassa. Io, come tutti gli #artlovers appassionati di arte tessile, rimango in trepidante attesa di cosa ci riserverà il futuro.

 

Art Advisory

[vc_row][vc_column width=”3/4″][vc_column_text]L’arte è un’opportunità d’investimento e il suo mercato offre interessanti possibilità da esplorare. Acquistare, però, pone non pochi interrogativi. Ancora prima del calcolo della resa potenziale è importante soddisfare le esigenze estetiche, spaziali e di budget del cliente. L’art advisor consiglia il collezionista nella scelta delle opere che, per qualità e quotazione, possano risultare le più interessanti sul mercato. Il servizio di art advisory non si limita a singole operazioni, ma mira ad accompagnare il collezionista in tutto il percorso: acquisizione, gestione, valorizzazione fino ad arrivare all’eventuale dismissione o passaggio ereditario.

Oltre agli artisti consolidati, il cui nome e quotazioni sono conosciuti anche dai non addetti ai lavori, nel panorama dell’arte esiste il cosiddetto “mercato primario”: l’ambito dei creativi emergenti.

Giungere ad un riconoscimento del proprio ruolo di artista è spesso molto faticoso. Trovare un professionista che accompagni e supporti la crescita dei creativi, garantendo risultati tangibili, può fare la differenza.[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/4″][vc_single_image image=”4848″ img_size=”large”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_empty_space height=”100px”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/4″ css=”.vc_custom_1571760060677{padding-right: 50px !important;}”][vc_column_text]

FAQ

[/vc_column_text][vc_toggle title=”Dove hai acquisito le competenze necessarie per lo svolgimento di questo tipo di servizio?” style=”square_outline” size=”sm”]Ho lavorato per anni in gallerie d’arte, oltre a possedere una formazione universitaria orientata al management. Per un art advisor è essenziale coniugare una conoscenza approfondita delle dinamiche economiche del settore a competenze storico-artistiche. Inoltre, in questi anni, ho sviluppato una fitta rete di contatti con professionisti in grado di supportare il cliente anche per aspetti legali e fiscali. Per quanto riguarda l’arte extra europea ho conseguito il perfezionamento in beni demoetnoantropologici all’Università degli Studi di Milano Bicocca.[/vc_toggle][vc_toggle title=”Collabori con alcune realtà consolidate nel settore. Come farai a garantire l’imparzialità della tua consulenza?” style=”square_outline” size=”sm”]Collaborare con realtà di settore che si distinguono in termini di professionalità e serietà è essenziale per reperire opere d’arte autentiche e corredate di tutta la documentazione necessaria. L’art advisor è, per definizione, un professionista indipendente che offre servizi su commissione, in un’ottica di crescita del valore e ottimizzazione finanziaria[/vc_toggle][vc_toggle title=”Quali criteri seguirai per scegliere gli artisti emergenti da inserire in portfolio?” style=”square_outline” size=”sm”]Lavoro ogni giorno a stretto contatto con giovani creativi e inoltre faccio parte del team della REA! Fair, dedicata proprio a loro. La mostra mercato si terrà a Milano nell’Ottobre 2020. Agli artisti che si dimostreranno interessati verrà richiesto l’inoltro del proprio portfolio via e-mail. Alcuni dei criteri seguiti saranno età, tecniche artistiche impiegate, poetica espressiva, formazione, curriculum espositivo.[/vc_toggle][/vc_column][vc_column width=”3/4″][vc_column_text]

FA PER ME?

Questo servizio fa per te se:

  • Vorresti approcciarti al mondo dell’arte acquisendo un’opera che mantenga o accresca il suo valore nel tempo, senza spendere cifre folli
  • Ti piacerebbe investire nel mondo dell’arte o desideri diversificare il tuo patrimonio
  • Sei alla ricerca di un particolare pezzo che rispecchi il tuo gusto estetico, rispettando esigenze spaziali e di budget
  • Vorresti progettare un intervento “site specific”, ma non trovi l’artista giusto a cui rivolgerti
  • Ti piacerebbe arredare determinati spazi con opere di arte extraeuropea, africana od islamica, affidandoti ad un esperto di settore
  • Sei alla ricerca di opere d’arte per il tuo locale commerciale
  • Hai bisogno di una consulenza “super partes” per procedere all’acquisto di un bene presso una galleria o una casa d’asta
  • Stai cercando una particolare opera d’arte di un maestro storicizzato
  • Vorresti valorizzare la tua collezione, gestendola al meglio e ottimizzandone finanziariamente la crescita
  • Sei un giovane artista che desidera accrescere la propria visibilità e proporre le proprie opere sul mercato
  • Sei un creativo in cerca di un servizio professionale di consulenza che ti aiuti nell’organizzazione di esposizioni e nella loro pubblicizzazione

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_zigzag css=”.vc_custom_1571703529502{padding-top: 50px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”3/4″][vc_column_text]

COSA POSSO FARE?

Rivolgendoti a me potrai:

  • Iniziare la tua collezione d’arte secondo gli obbiettivi, estetici e di budget, che ti sei preposto
  • Investire con sicurezza nel mondo dell’arte
  • Trovare opere particolari di artisti quotati, aventi tutte le garanzie (sicurezza sulla loro provenienza, autentica)
  • Realizzare un intervento artistico “site specific” che risponda ai tuoi desiderata e che faccia accrescere il valore dello spazio in cui è stato realizzato
  • Arredare una location con le migliori opere di arte extra europea, coniugando estetica e valore economico dei pezzi
  • Esporre arte nei tuoi locali commerciali con possibilità di noleggio
  • Gestire, valorizzare e ottimizzare finanziariamente la tua collezione
  • Accrescere la tua visibilità come creativo e iniziare ad approcciare il mercato ed i collezionisti
  • Migliorare la tua presenza artistica sulle maggiori piattaforme di comunicazione

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COSA PREVEDE?

 

L’attività di consulenza prevede il supporto del collezionista in tutte le fasi di creazione, gestione e valorizzazione della collezione. Per il reperimento di opere specifiche si garantisce la collaborazione con realtà consolidate nel mercato dell’arte, in grado di fornire tutte le dovute garanzie sulla provenienza e l’autenticità dei beni. L’attività, regolarmente contrattualizzata, che svolgo con alcune di esse mi permette di offrire dei servizi quali il noleggio di opere d’arte da esporre in locali commerciali, con possibilità di acquisizione finale.

 

Obbiettivo di medio periodo è la creazione di un portfolio di artisti emergenti, diversi per modalità espressive, da supportare nello sviluppo della carriera artistica. Le loro opere verranno proposte ai collezionisti, con l’obbiettivo di far coincidere gusto estetico, ritorno futuro dell’investimento e budget a disposizione dei singoli clienti.[/vc_column_text][vc_btn title=”Contattami su Skype” i_icon_fontawesome=”fa fa-skype” add_icon=”true” link=”url:skype%3Alive%3Aelisabettaroncati_1|||” css=”.vc_custom_1572010324024{padding-top: 40px !important;}”][vc_empty_space height=”64px”][vc_column_text]

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Mostre, artisti e…curatori. Intervista a Sabino Maria Frassà

Sabino Maria Frassà

Mostre, artisti e…curatori. Intervista a Sabino Maria Frassà 

Riapre all’arte e alla cultura lo spazio Gaggenau DesignElementi Hub in Corso Magenta. Art Nomade Milan ha intervistato il curatore Sabino Maria Frassà.

 

Con un digital vernissage la prossima settimana riaprirà per gli amanti dell’arte il famoso showroom milanese. “Cieli Impossibili“, dell’artista e fotografo Davide Tranchina, sarà visitabile fino al 22 settembre 2020.

Ma cosa significa digital vernissage in un periodo caratterizzato dall’emergenza COVID-19, seppur meno grave rispetto ai mesi scorsi?

L’inaugurazione avverrà su una piattaforma web dove si potranno, tramite un format, porre all’artista ed al curatore domande e curiosità scaturite dal tour virtuale a 360° all’interno dello spazio.

Abbiamo già analizzato cosa comporti essere dei creativi in un’epoca così differente dalle normali prassi del mondo dell’arte.

Come affrontano questo periodo i curatori?!

Figure emblematiche del sistema, a volte famosissime (Hans Ulrich Olbrist docet), spesso criticate per la troppa esposizione mediatica a discapito degli artisti stessi (interessante il volume “Curatori d’assalto” che avevo già citato). Comunque elementi dell’ingranaggio artistico che lasciano il segno (come dimenticare Okwui Enwezor?!)

Ormai è un paio d’anni che conosco e stimo Sabino: non potevo non interpellarlo in questo clima così sui generis per l’arte e cultura.

Ecco a voi l’intervista.

– Sabino Maria Frassà, posso definirti curatore d’arte o preferisci dare alla tua professionalità un altro appellativo più completo?

In realtà sono un autodidatta. Ho una formazione economica e, inizialmente, mi occupavo soprattutto di corporate social responsability. Sì, ad oggi mi posso definire senz’altro un”curatore”: sono 7 anni che mi dedico ad esposizioni d’arte ed ho scritto una decina di libri. Però, se penso alla mia figura, non concordo su una parola così stringata. Mi piacerebbe qualificare questa professionalità in maniera più ampia: probabilmente “intellettuale” sarebbe il termine più appropriato.

Mostre, artisti e…curatori. Intervista a Sabino Maria Frassà 

Occuparsi di cultura, agire come un operatore di promozione dell’arte, non solo contemporanea, non è facile. Non è semplice nemmeno trovare il termine più adatto per definire in maniera completa l’insieme di compiti che si svolgono. Spesso esercito la funzione di direttore artistico. Non sono quel tipo di curatore che, finita l’esposizione, considera assolta la propria funzione. Mi piace seguire l’evolversi nel tempo dei progetti. In Cramum sono direttore creativo. Il mio passato da consulente per alcune aziende di moda mi ha permesso di sviluppare il lato pragmatico del mio carattere e questo pragmatismo cerco di applicarlo all’arte contemporanea. Esistono dei parametri di budget, spazio e tempo che bisogna tenere ben presenti anche nel mondo della cultura quando si organizza un evento. Bisogna dimostrare competenze di management, adoperando anche un’ottica legale, amministrativa e di business development. 

– Cosa significa essere un giovane curatore in Italia? Secondo te ci si può mantenere esercitando questa professione?

Sì, in Italia, con difficoltà e probabilmente scendendo a compromessi, si riesce a vivere di questo mestiere. In realtà io sono anche un insegnante. Credo che l’artista ed il curatore debbano essere indipendenti, senza essere ossessionati dai desiderata del mercato dell’arte. L’importante è credere nel progetto che si realizza. In Italia, molto spesso, per mantenersi in ambito culturale si deve rinunciare alla parte creativa. In qualità di direttore artistico, ad esempio, io non vendo opere d’arte. Forse è un limite, ma credo che il mio “prodotto” sia il progetto culturale stesso, il che è diverso. Sicuramente, quando noto che gli artisti che ho seguito ottengono ottimi risultati di vendita, è una grande soddisfazione.

– Sei membro del consiglio d’amministrazione del MUFOCO (Museo di Fotografia Contemporanea), direttore creativo del Premio Cramum, direttore artistico di Gaggenau DesignElementi HUB, curatore di numerose esposizioni. Hai seguito un percorso di studi particolare per arrivare a questi livelli?

Ho studiato tantissimo, anche se penso che il percorso formativo debba coniugarsi alla pratica. Quando avevo 14 anni, per quattro anni, ho aiutato mio zio che aveva un banco di frutta e verdura al mercato ortofrutticolo. È importantissimo sviluppare le proprie capacità relazionali e non solo tecniche. Inoltre è fondamentale avere una prospettiva di lungo periodo, anche dal punto di vista del guadagno. A ventiquattro anni, quando ero a Londra, ho iniziato da autodidatta ad interessarmi all’arte contemporanea: mercato, trust, società. Volevo capirne di più, colmare le lacune. Vivevo una sorta di “ansia di conoscenza”. Ho poi iniziato un corso da perito e, in seguito, ho approfondito argomenti di filosofia, storia e cultura. Avevo l’idea di unire corporate social responsability e arte, avvicinare le aziende al mondo della cultura. 

 

Sabino Maria Frassà
Mostre, artisti e…curatori. Intervista a Sabino Maria Frassà  ©BertoPoli

– Cosa ne pensi del panorama italiano dell’arte contemporanea?

È molto variegato e le risorse sono poche. La situazione economica sicuramente non giova. Riusciamo ad essere esterofili e campanilistici allo stesso tempo. Anche nel mondo dell’arte la concorrenza è enorme. “Fare l’artista” piace, i giovani creativi sono più strutturati di maestri come Franco Mazzucchelli o Paolo Scirpa, per citare dei grandi con cui ho avuto il piacere di collaborare.  A volte, però, si perde quell’autenticità che caratterizzava il periodo post bellico, gli anni che vanno dal 1950 al 1970. Il vero momento bohemienne italiano.  Adesso siamo più strutturati e meno spontanei. Un artista può vivere del suo lavoro se è bravo, ma spesso si rinuncia alla spontaneità. La domanda da porsi è: “Cosa rimarrà dell’arte contemporanea italiana nel prossimo futuro?”. È questa la grande sfida.

Mostre, artisti e…curatori. Intervista a Sabino Maria Frassà 

Io, da curatore, mi devo sempre interrogare su quali giovani artisti seguire, creativi che rimarranno nel tempo. Sembra che l’arte italiana non abbia il coraggio di guardare al medio lungo periodo. Visione che ha avuto il Museo del Novecento di Milano: la forza di tornare su determinati progetti dopo cinque o dieci anni.  A volte constato che l’arte coeva non sia poi così contemporanea: Caravaggio, ad esempio, risulta più “moderno” di molti creativi attuali. Il panorama artistico sembra ossessionato dai “giovani”: spesso, però, si rischia di “confezionare” nomi da dare in pasto al mercato. 

– A volte si pensa che il curatore d’arte indichi il concept dell’esposizione, ne strutturi la parte di ricerca, e che il lavoro manuale, di allestimento e gestione, competa ad altre figure. Sfatiamo in parte questo mito?! Elencami alcune delle difficoltà incontrate nel tuo percorso…

L’unico “lusso” che mi concedo è affidarmi a dei professionisti per quanto concerne l’allestimento delle esposizioni. Essere un curatore non prevede solo la creazione del “concept” del progetto: bisogna avere una vision chiara dello spazio e del tempo. Si deve essere pragmatici e, se ci si accorge di un elevato grado di complessità, affidarsi a chi di competenza. Il curatore è un team builder, aperto a coordinare un lavoro di squadra. É spesso un front man, ma alle sue spalle c’è un vero e proprio sistema. L’arte è un bene di lusso e durante una mostra tutto deve funzionare al meglio. Un po’ come una sfilata di moda. L’impegno presso il Gaggenau DesignElementi HUB mi ha insegnato ancora di più ad ascoltare gli altri. La propria vision si deve adattare. Il motto “genio e sregolatezza” non è più perseguibile. 

–  A questo proposito, ci racconti qualcosa su “Cieli Impossibili” che inaugurerà tra poco proprio da Gaggenau DesignElementi Hub?

Quest’anno ho voluto portare in showroom una riflessione sul significato di contemporaneità nell’arte. Per la fotografia ho scelto Davide Tranchina perché è un “Maestro”. Ha ripreso l’off camera, ovvero le tecniche usate decenni fa, per farle diventare nuovo strumento espressivo. È quindi riuscito a nutrirsi del passato per creare il futuro. Questo, per me, significa essere contemporanei. Nello specifico “Cieli Impossibili” l’abbiamo costruita insieme perché Tranchina utilizza lo scatto non per restituire l’immagine “retinica”, ma quella interiore.

Davide Tranchina
Mostre, artisti e…curatori. Intervista a Sabino Maria Frassà  “Cieli Impossibili”, Davide Tranchina Gaggenau DesignElementi HUB, 9/07-22/09/2020

– L’inaugurazione si svolgerà solo in maniera “digitale”: la mancanza dell’incontro con i visitatori come viene vissuta da un curatore?

In realtà non è una mancanza, ma, insieme a Erica Sagripanti, brand manager di Gaggenau, abbiamo trasformato la visita digitale in un’opportunità. Chi vorrà verrà a vedere la mostra e sono state già tante le richieste. L’assembramento non era pensabile e il digitale ha compensato solo l’aspetto inaugurale di incontro. Darà, però, la possibilità, anche ai tanti che visiteranno “Cieli Impossibili“, di fruire di contenuti integrativi inediti. Quindi, ogni visitatore reale godrà di una sorta di audio-guida che verrà svelata pienamente durante l’inaugurazione, a cui vi invitiamo, e che integrerà l’esperienza artistica progettata da Gaggenau & Cramum.

– L’emergenza sanitaria, derivante dall’epidemia causata dal COVID-19, ha influito anche sulle modalità di svolgimento del Premio Cramum, edizione 2020?

Una parte di Cramum voleva che il premio fosse in modalità digitale. Io mi sono opposto. Il Premio Cramum, per fortuna, è caratterizzato da alti numeri e l’inaugurazione e tutto ciò che c’è prima, come l’incontro tra giurati e artisti, è una parte fondamentale. Il Premio Cramum non si riduce alla mostra, ma è costituito dalle relazioni e dal vivere un’esperienza che ti può cambiare la vita. Per Cramum, a differenza di Gaggenau, il digitale sarebbe stato uno strumento accrescitivo e non compensativo. Aspettiamo settembre per confermare modalità e tempi dell’8° edizione, che si terrà nel 2021, e che permetterà una deroga al limite di età per non escludere gli artisti per cui il 2020 era l’ultimo anno in cui poter partecipare, per vincoli previsti dal bando tradizionale.