Tanto me ne vado a…Marrakech: 1-54 Art Fair ed altre meraviglie

1-54 Art Fair

Tanto me ne vado a…Marrakech: 1-54 Art Fair ed altre meraviglie

In tempi di emergenza da Coronavirus, vi racconto il mio viaggio in Marocco facendovi una confessione: non volevo più tornare a casa! 😉

Il “mal d’Africa” esiste, ve lo assicuro!

Gli inglesi, che purtroppo in fatto di colonie ne sanno fin troppo, lo definiscono “africa blues“.

Non ero mai stata nel continente (fatta eccezione per qualche scappata in villaggio turistico): questa prima esperienza mi è bastata per sentirmi davvero a casa. Tramonti infuocati, temperature miti, calore umano e buona cucina, il tutto a prezzi sostenibili.

1-54 Art Fair
Tanto me ne vado a…Marrakech 1-54 Art Fair ed altre meraviglie!!

In Marocco ho trovato quel giusto mix tra Medio Oriente ed Occidente che mi ha avvicinato ad una cultura diversa  in punta di piedi, senza shock repentini.

Tanto me ne vado a…Marrakech: 1-54 Art Fair ed altre meraviglie

Il primo sintomo del “mal d’Africa” si è quindi manifestato la sera della partenza. Apatia ed una frase che si ripeteva costantemente nella mia testa: “non voglio andare via”. La soluzione?! Una ricerca spasmodica su Booking dei prezzi del soggiorno nel periodo pasquale. “Tornerò”, mi sono ripromessa.

Ma perchè sono finita a Marrakech, scoprendo così un luogo incantevole?!

Merito di Touria El Glaoui, fondatrice e direttrice della 1-54 Contemporary African Art Fair, inserita da Forbes tra le 100 donne più influenti d’Africa.

La 1-54 è la prima fiera internazionale dedicata all’arte contemporanea africana e alla diaspora. Gli appuntamenti annuali sono ben tre: nel 2013 si è partiti con Londra, nel 2015 si è aggiunta la tappa di New York e nel 2018 quella di Marrakech. Il suo nome fa proprio riferimento ai cinquantaquattro paesi che costituiscono il continente africano.

Ultima nata del circuito, la tappa marocchina si configura come una fiera “boutique”: 20 gallerie, 75 artisti rappresentati, una galleria italiana (Primo Marella Gallery).

Tanto me ne vado a…Marrakech: 1-54 Art Fair ed altre meraviglie

Un pochino penalizzante il fatto che si sia svolta a ridosso della Investec Cape Town Art Fair, altro appuntamento clou per questo settore, patrocinato da Fiera Milano.

La terza edizione della 1-54 si è infatti svolta dal 20 al 23 febbraio (apertura gratuita al pubblico solo nel weekend).

Tra gli stand inseriti nella stupenda cornice de La Mamounia, la lingua più parlata era il francese. Ma non pensate alla solita atmosfera coloniale! Ben 14 gallerie provenivano dal continente.

Il sistema dell’arte sul territorio si sta sviluppando ed ha bisogno di nuove infrastrutture che lo sostengano.

Un momento propizio per i collezionisti in cerca di nuovi artisti su cui puntare ;). I prezzi rimangono accessibili rispetto a quelli del mercato europeo e la fresca creatività del settore è rimarchevole.

Comunque i buyer non sono solo ricchi europei, spesso proprietari di case in zona in cui svernano: aumentano i collezionisti autoctoni, nord africani, ma anche provenienti da Nigeria e Ghana, incoraggiati dai successi sul mercato internazionale di artisti conterranei quali El Anatsui e Ibrahim Mahama.

Tanto me ne vado a…Marrakech: ed altre meraviglie

1-54 Art Fair
Tanto me ne vado a…Marrakech 1-54 Art Fair ed altre meraviglie

La location della 1-54 versione africana era davvero da mille ed una notte.

La Mamounia, palazzo privato fino alla fine del XIX secolo, dono del re Sidi Mohammed Ben Abdellah al figlio Mamoun, venne trasformato in hotel nel 1923. Vi hanno soggiornato molte personalità di rilievo come Winston Churchill, Franklin D. Roosvelt, Charles de Gaulle, oltre a personaggi del jet set quali Kirk Douglas, Omar Cherif, Joan Collins, Nicole Kidman, Silvester Stallone, Richard Gere, Susan Sarandon, Tom Cruise, Sharon Stone, Kate Winslet, Charles Aznavour, Jean Paul Belmondo, Catherine Deneuve, Alain Delon, Ornella Muti, Claudia Cardinale, Sophie Marceau. Indimenticabili i frame di Alerte au Sud, con Marlene Dietrich, che fu girato lì, così come L’uomo che sapeva troppo di Hitchcock.

La Mamounia
Tanto me ne vado a…Marrakech 1-54 Art Fair ed altre meraviglie – La Mamounia

Dallo scorso anno il celebre albergo si è impegnato anche sul fronte dell’arte ospitando, alla fine del 2019, un’asta.

Famoso anche l’incanto PARIS#MARRAKECH di Artcurial, che ha aperto una filiale proprio nel paese marocchino.

Da ben tre edizioni la tornata di vendite si tiene in un altra residenza di prestigio: Palazzo Es Saadi.

Tanto me ne vado a…Marrakech: ed altre meraviglie

L’edizione 2020 della 1-54 Contemporary African Art Fair si è aperta con una novità: una collaborazione con la Thami Mnyele Foundation per mettere in palio una residenza di tre mesi ad Amsterdam.

Il prescelto è stato Lakin Ogunbanwo, artista nigeriano, classe 1987, rappresentato dalla Whatiftheworld di Città del Capo. I suoi scatti tratti dalla serie “E wá wo mi” hanno impressionato anche me, oltre che la giuria. Le foto raffigurano delle spose nigeriane e si attestano in un range di prezzo che varia dai 2.500 ai 5.000 Euro, edizioni di 10. Buon successo anche dal punto di vista delle vendite: ben 6 sono state acquisite.

whatiftheworld
Tanto me ne vado a…Marrakech 1-54 Art Fair ed altre meraviglie – Lakin Ogunbanwo, scatto tratto dalla serie E wá wo mi, Whatiftheworld Gallery

Il ritmo delle transazioni, ecco un altro aspetto molto interessante: già durante la preview VIP molte gallerie avevano piazzato un buon numero di pezzi. Un mercato molto più vivace rispetto a quello fieristico del vecchio continente.

Interessante anche la proposta dell’ivoriana Galerie Cécile Fakhoury, che ha presentato, tra gli altri, Vincent Michéa e Aboudia.

Galerie Cecile Fakhoury
Tanto me ne vado a…Marrakech 1-54 Art Fair ed altre meraviglie – Galerie Cécile Fakhoury

Tanto me ne vado a…Marrakech: ed altre meraviglie

Altro sold out per la sud africana Eclectica Contemporary e l’artista in solo show Hussein Salim.

Artisti giovani che hanno voglia di sperimentare mixando il loro retroterra culturale alle esperienze, molto spesso di studio, vissute all’estero.

Un buon insieme di ispirazioni che può incontrare anche il gusto occidentale. In pochissimi casi, girando tra gli stand, ho notato opere con marcati riferimenti ad episodi della storia autoctona, poco conosciuti da persone con altre provenienze.

Essenziale l’apporto della fotografia, molto presente come medium espressivo.

Tra le gallerie che proponevano opere fotografiche interessante la VOICE Gallery, che è stata aperta a Marrakech dall’italiano Rocco Orlacchio.

Rocco Orlacchio
Tanto me ne vado a…Marrakech 1-54 Art Fair ed altre meraviglie – VOICE Gallery

Oltre alle foto, stupende anche le opere di Moataz Nasr.

voice gallery
Tanto me ne vado a…Marrakech 1-54 Art Fair ed altre meraviglie – Moataz Nasr, VOICE Gallery

Tanto me ne vado a…Marrakech: 1-54 Art Fair ed altre meraviglie

Rimanendo in tema di Bel Paese, la Primo Marella Gallery presentava Joël Andrianomearisoa, Amani Bodo, Abdoulaye Konaté, Troy Makaza, Ghizlane Sahli e Amina Zoubir. Seguo con passione l’attività della Primo Marella, che ha appena concluso a Milano un ciclo di mostre dedicato ad artisti africani (Africa Universe).

L’artista Ghizlane Sahli è la protagonista anche di una monografica alla David Bloch Gallery proprio a Marrakech, visitabile fino al 14 marzo.

1-54 Art Fair
Tanto me ne vado a…Marrakech 1-54 Art Fair ed altre meraviglie – Ghizlane Sahli

Tanto tessile, sia tra le opere esposte in fiera che nei progetti delle gallerie cittadine, tra cui un’art night…perché Marrakech offre un ricco panorama di gallerie ed istituzioni. Ma di questo vi parlerò in un prossimo articolo 😉

tessile
Tanto me ne vado a…Marrakech 1-54 Art Fair ed altre meraviglie

Tanto me ne vado a…Marrakech: ed altre meraviglie

Venendo quindi agli espositori autoctoni, non posso non citare la Galerie 127: il progetto della fotografa Sara Imloul e dello scultore Nicolas Lefebvre merita una menzione!!

Galerie 127
Tanto me ne vado a…Marrakech 1-54 Art Fair ed altre meraviglie – Sara Imloul e Nicolas Lefebvre, Galerie 127

Siete appassionati di  gossip?! L’artista francese è stato uno dei compagni di Monica Bellucci…forse lo è ancora 😉

Stupenda anche le monografica che la Goodman Gallery ha dedicato al tangerino Mounir Fatmi: alcune delle sue sculture sono state subito vendute.

Goodman Gallery
Tanto me ne vado a…Marrakech 1-54 Art Fair ed altre meraviglie – Mounir Fatmi, Goodman Gallery

Tanto me ne vado a…Marrakech: 1-54 Art Fair ed altre meraviglie

Oltre all’esposizione mercato, accompagnava il programma della 1-54 una ricca serie di talk curati da Elvira Dyangani Ose, che io avevo avuto il piacere di conoscere al Verbier Art Summit. Tra gli ospiti il fotografo Hassan Hajjaj, protagonista di una retrospettiva alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi, conclusasi a novembre 2019.

Verbier Art Summit, Biennale dei fotografi del mondo arabo, Affordable Art Fair…tutti gli eventi ai quali ho partecipato sembrano intrecciarsi ed indicarmi che il mio settore d’elezione è proprio questo: l’arte africana contemporanea.

Un altro esempio?! Tra i media partner dell’edizione di Marrakech c’era anche The Art Gorgeous, che ho  incrociato durante l’ultima Affordable Art Fair Milan.

Caspita…mi sto accorgendo di essermi dilungata un po’ troppo 😉

Se siete appassionati di arte africana, oltre alla rivista ARTAFRICA, ho scoperto il bimestrale in lingua francese diptik: penso proprio che darò un’occhiata alla sua tipologia di abbonamenti 😀

Qua però urgono ulteriori articoli per raccontarvi tutta la mia avventura! Arte in città, street food, musei….seguitemi e vi farò respirare un po’ di atmosfera medio orientale.

Del resto abbiamo bisogno di un po’ d’evasione, soprattutto di questi tempi!!!

Tanto me ne vado a...Marrakech 1-54 Art Fair ed altre meraviglie
Tanto me ne vado a…Marrakech 1-54 Art Fair ed altre meraviglie

Vita da gallerista: Marta di Meglio e Up Urban Prospective Factory

Up Urban Prospective Factory

Vita da gallerista: Marta di Meglio e Up Urban Prospective Factory Up Urban Prospective Factory

Finalmente Art Nomade Milan incontra i professionisti del settore

“Con l’arte non si mangia, soprattutto in Italia”…o forse sì?!

Questo quesito mi tormentava dai tempi dell’università, forse anche da prima. Un primo spiraglio di luce l’avevo intravisto trovando lavoro nel settore culturale: quante cose si scoprono stando dietro alle quinte 😉

L’anno scorso è poi uscito il volume di Paola DubiniCon la cultura non si mangia: falso!” (Laterza) e così mi sono detta: “ma perché non raccontare le esperienze quotidiane di chi       “campa” d’arte?!”

Non i soliti grandi nomi, ma il “sottobosco”: le centinaia di operatori che, giorno dopo giorno, portano avanti la loro “missione”. Perché proprio di “missione” spesse volte, soprattutto in Italia, si tratta.

Non sono però troppo pessimista: il futuro può essere roseo anche nel Bel Paese. Abbiamo o non abbiamo uno dei patrimoni culturali più ricchi al mondo?!

Così ho buttato giù un po’ di nomi, una lista che si arricchisce di pari passo al mio girovagare per mostre e fiere in Italia e non solo. Se poi i soggetti sono donne, ancora meglio ?.

Vita da gallerista: Marta di Meglio e Up Urban Prospective Factory 

Quindi, viste le premesse, non potevo non iniziare il giro di interviste dalla Capitale: Roma è una città che, dall’agosto 2019, mi ha davvero rubato il cuore.

Protagonista del primo incontro è Marta Di Meglio, organizzatrice di eventi culturali, curatrice, consulente e responsabile di Up Urban Prospective Factory, spazio nato a Tor Pignattara.

Che dire cari #artlovers…godetevi lo scambio di battute ?

Up Urban Prospective Factory 

Recentemente si è polemizzato sul concetto di “donne belle che devono essere brave a stare un passo indietro” (Amadeus docet…). Vuoi raccontarci chi è Marta Di Meglio e cosa significhi essere galleriste su una piazza come Roma? 

Marta Di Meglio è una donna che non riesce a frenare la sua immaginazione. Per me questo lavoro è vera passione: se ho un’ora di tempo libero scrivo o immagino un nuovo progetto. Roma è una piazza importante, piena di persone dinamiche. Il mio ruolo di gallerista lo immagino e lo vivo come un “ponte” che mette in comunicazione luoghi e persone, realtà apparentemente lontane. Fin dall’inizio ho inteso il mio status nell’arte come possibilità: la possibilità di avvicinare i non addetti ai lavori, le persone comuni, gli uomini e le donne della strada alla cultura. 

Dall’arte urbana ad una galleria, quale è stato il percorso? Up Urban Prospective Factory 

Il percorso è stato molto naturale, perché non lavoriamo per nessuno. Gli stessi contenuti e valori che ci animano quando creiamo eventi e progetti sociali li riportiamo all’interno del nostro spazio. Organizziamo workshop, passeggiate, corsi, laboratori. Abbiamo un dipartimento didattico e stiamo ideando degli appuntamenti per persone con disabilità, in sinergia con realtà che si occupano di queste tematiche quotidianamente.

Up Urban Prospective Factory

Per rispondere alla domanda, però, dovrei dire che dopo l’Università mi sono formata nel mondo dell’arte contemporanea all’interno dell’Archivio del Laboratorio di Restauro del Museo di Capo di Monte. In seguito, grazie al Museo Emblema e a tutta la famiglia Emblema, ho avuto l’onore di partecipare alla redazione del Catalogo Generale dell’artista, imparando il senso della sacralità dell’arte e del suo rapporto con il territorio. Successivamente, in mezzo a mille avventure, mi sono avvicinata all’arte urbana ed alla sua concezione sociale con BlueFlow ed altri progetti legati all’arte di strada in tutte le sue declinazioni, che mi hanno permesso di costruire una base, una squadra, con la quale tuttora collaboriamo e cresciamo. Non a caso dividiamo lo spazio della galleria con Alessandra Carloni, artista e amica instancabile, che non ha certo bisogno di presentazioni.

Up Urban Prospective Factory
Vita da gallerista: Marta di Meglio e Up Urban Prospective Factory

Da dove nasce il nome Up Urban Prospective Factory?

Urban Prospective Factory. Lo sappiamo tutti che è un po’ lungo. L’idea è quella di trasmettere la concezione di una galleria che guardi al contesto dell’arte urbana come prospettiva futura del bello, dell’estetica. Al contempo la nostra realtà si è costituita come factory, creando e formando nuovi fruitori dell’arte contemporanea, allargandone il bacino di influenza ed esplorandone il ruolo nella società moderna. Scoviamo nuovi talenti e gli offriamo possibilità, spazi, link.

Quali difficoltà incontra un’associazione culturale al giorno d’oggi?

La difficoltà è quella che si vive in tutto il terzo settore ed in tutto il panorama culturale: riuscire ad offrire un prodotto di qualità a costo zero dovendo lottare perché il valore del proprio (ed altrui) lavoro venga riconosciuto come tale.

Legarsi ad un quartiere periferico, Tor Pignattara…ti senti in un certo modo un contributor nella riqualificazione del territorio, nell’ottica di un servizio alla comunità?

Mi piace pensare che la nostra galleria, con tutti i servizi che offriamo, possa essere un modo per avvicinare o riavvicinare le persone all’arte, restituendo alla cultura anche un valore pratico, concreto, comunitario ed aggregativo. Non dimentichiamoci che Tor Pignattara è un quartiere molto ricco a livello culturale: pensiamo alla sua composizione, alla grande densità di studi indipendenti di artisti, grafici, produzioni cinematografiche, gallerie, librerie…

Non solo mostre d’arte, ma anche laboratori per grandi e piccini, come riesci a conciliare il tutto, compresa la famiglia?! 

Vado velocissima!!!…E mi circondo di persone velocissime!

Ringraziandoti per il tempo che mi hai concesso, per la tua disponibilità e simpatia ti chiedo di svelarmi un “segreto”…: i tuoi progetti futuri?! Up Urban Prospective Factory 

Conquistare il mondo!…Se proprio non ci riuscissi, mi piacerebbe aprire uno spazio, una galleria più grande, polifunzionale, un museo: un luogo che possa essere di formazione, ma anche d’incontro e di scambio con la realtà circostante.

Quando il pubblico non va all’arte…l’arte va dal pubblico – AAF Milan

Affordable Art Fair Milano

Quando il pubblico non va all’arte…l’arte va dal pubblico – Affordable Art Fair Milano

Si è conclusa domenica la decima edizione dell’Affordable Art Fair Milano: arte “frizzante” e alla portata di tutti…o quasi.

Quando il pubblico non va all’arte, l’arte va dal pubblico…”: è questa la formula che meglio sintetizza le AAF. Un circuito di mostre mercato che si tengono in numerose capitali europee e mondiali (Amsterdam, Stoccolma, Bruxelles, New York, Hong Kong, Singapore…) in cui le gallerie partecipanti devono rispettare una regola fondamentale: esporre opere al di sotto di un certo valore economico.

Gli espositori sembrano apprezzare e molti di loro prendono parte a diverse tappe del circuito, avendo così la possibilità di farsi conoscere al di fuori della loro nazione di appartenenza.

Una formula che funziona viste le gallerie aficionadas e le molte new entry annuali.

Da ormai dieci anni la fiera fa tappa anche in Italia, a Milano, riscuotendo un notevole successo di pubblico.

L’edizione 2020 non è stata da meno: Manuela Porcu, direttrice, e Laura Gabellotto, fair manager, hanno fatto un lavoro egregio.

La selezione degli espositori e degli artisti è stata notevolmente superiore alle scorse edizioni.

Anche Art Nomade Milan ci ha messo lo zampino, raccontandovi tutto tramite Instagram 🙂

Non mi avete seguito?! Rimediamo subito!!

Giovedì, durante la serata inaugurale, l’affluenza di pubblico è stata enorme.

Quando il pubblico non va all’arte…l’arte va dal pubblico – Affordable Art Fair Milano

I primi visitatori hanno trovato una bella sorpresa: il lay out dell’esposizione è stato totalmente rinnovato. Opera della giovane azienda Startarch che si sta facendo sempre più strada nel settore degli allestimenti in ambito arte.

Venerdì, sabato e domenica sono stati i giorni di apertura al pubblico, dalle 11.00 alle 21.00 (20.00 alla domenica).

Insomma una full immersion nel mondo dell’arte under 7.500 Euro, condita da talk, laboratori e servizi per intrattenere maggiormente il pubblico.

Un esempio?!

Le conferenze 2020, sul mondo dell’arte e le sue nuove sfaccettature: ad aprire le sessioni sono state Alessia Zorloni ed Alessandra Donati che ci hanno introdotti al mercato dell’arte “immateriale”. Sul palco si sono poi avvicendati Kooness, il distretto Rotaract 2041 e TheArtGorgeous.

Innovativi anche gli appuntamenti con Art for Breakfast in team con Illustrazioni Seriali, un progetto tutto al femminile dedicato ad una delle forme artistiche che merita maggiore attenzione.

Tra i progetti speciali 2020 si è distinto Supergiovane, creato a Milano nel 2018 da quattro artisti indipendenti con l’intento di supportare giovani idee creative. Nella “meeting room” creata apposta per Affordable era possibile incontrare, a turno, chi ha finora aderito al progetto.

Prima parlavamo di servizi….quest’anno Caterina Verardi, consulente d’arte e fondatrice di Verardi Art Advisor, metteva a disposizione un esclusivo servizio di personal shopping per aiutare i visitatori a trovare l’opera più adatta ai loro gusti.

Quando il pubblico non va all’arte…l’arte va dal pubblico – Affordable Art Fair Milano

Una decima edizione in cui è stato riproposto il format Mediterranean Collection, curato da Ludovica Cadario e Paulo Nunes, dedicato a gallerie del bacino del Mediterraneo con focus sulla Penisola Iberica. Cinque le selezionate: Shiras Galeria, barcel-one, Paulo Nunes Arte Contemporanea, Natalia Gomendio e Juca Claret.

Tornando a casa nostra, quali sono stati gli stand che più mi hanno colpita?!

Tenetevi forte…ecco il podio targato Art Nomade Milan!

Galleria Alessia Formaggio

Prende il nome dalla sua ideatrice, la critica d’arte Alessia Formaggio, che, dopo due anni dall’apertura del blog outartlet, ha deciso di dare forma fisica al suo progetto. La galleria ha sede a Vigevano e si è distinta per aver esposto ad Affordable opere frizzanti e davvero alla portata di tutti. Chi non si è innamorato delle ceramiche di Matrioska Design, delle opere di Yin Kun e Yin Jun, dell’irriverente Riccardo Corciolani alzi la mano!!  Un successo assicurato già all’inaugurazione: a fine serata lo stand era quasi vuoto 😉

Affordable Art Fair Milano
Quando il pubblico non va all’arte…l’arte va dal pubblico – Affordable Art Fair Milano  Galleria Alessia Formaggio, Yin Jun

Deodato Arte

Ormai a pieno titolo la realtà di Deodato Salafia è inserita tra le gallerie che contano in quanto a ricerche effettuate sugli artisti contemporanei. Mr Save The Wall, Damien Hirst, Mr Brainwash: un tripudio per gli appassionati del genere. Inutile dire che foto e selfie si sono sprecati: sicuramente lo stand più ripreso dell’intera fiera 😉

Affordable Art Fair Milano
Quando il pubblico non va all’arte…l’arte va dal pubblico – Affordable Art Fair Milano  Galleria Deodato Arte, Mr Brainwash

Street Art in Store

Pongo, Tawa, Dada, Onizbar, Oneack, Scaf: questi nomi non vi dicono nulla?!

Male…se aveste visitato lo stand della Street Art in Store vi sareste fatti un tour tra street art e graffiti rimanendo comodamente a Milano.  La galleria, come sempre, non ha deluso gli amanti del genere proponendo nuove produzioni, vedasi Tawa, ed esponendo, per la prima volta in Italia, alcune opere di Scaf che, grazie al suo iperrealismo, si è guadagnato sui social un parterre di oltre 100.000 follower. Mica male 😉

Affordable Art Fair Milano
Quando il pubblico non va all’arte…l’arte va dal pubblico – Affordable Art Fair Milano  Street Art in Store, Scarf

Ma di opere che mi hanno rubato il cuore ed hanno tentato il mio portafoglio ce ne sono state tante.

Eccovi una breve carrellata.

Kayone
Quando il pubblico non va all’arte…l’arte va dal pubblico – Affordable Art Fair Milano Galleria Colonna, Kayone

 

Riccardo Bandiera
Quando il pubblico non va all’arte…l’arte va dal pubblico – Affordable Art Fair Milano Independent Artists, Riccardo Bandiera

 

luxembourg
Quando il pubblico non va all’arte…l’arte va dal pubblico – Affordable Art Fair Milano

E se lo scorso weekend non avete fatto proprio in tempo a passare al Superstudio Più in Via Tortona?!

Tranquilli, avete un modo per rimediare….collegarvi all’online shop sul sito della mostra mercato 😉

 

 

Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan

verbier art summit

Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  Verbier Art Summit

Dal 31 gennaio al 1 di febbraio, nel famoso villaggio alpino,  si è svolta la quarta edizione del Verbier Art Summit 

Arte e cultura…hanno un ruolo nella lotta ai cambiamenti climatici ed alla preservazione dell’ambiente?!

A quanto pare sì: questo le conclusioni del Verbier Art Summit 2020.

Come ogni anno, ormai dal 2017, la rinomata località sciistica è stata teatro di uno dei pochi summit artistici internazionali  in un contesto non commerciale.

Merito di Anneliek Sijbrandij-Schachtschabel che, dopo un passato in Deloitte, ha deciso nel 2012 di seguire la sua passione per l’arte e la cultura. L’associazione no profit alla base del summit è stata fondata proprio da lei e da Marie-Hélène de Torrenté e Julie Daverio.

La struttura è ben rodata grazie ad un consiglio direttivo, uno amministrativo, vari consulenti e membri fondatori illustri.

Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  Verbier Art Summit

Obbiettivo?!

Educare, provocare, ispirare i partecipanti e tutta l’opinione pubblica. Gli speech sull’arte offrono gratuitamente (biglietti su Eventbrite) la possibilità di ascoltare un parterre internazionale davvero interessante. Collezionisti privati, aziende, fondazioni, direttori di musei, curatori, artisti, storici dell’arte, critici e galleristi. I risultati di ciascun vertice sono poi raccolti in una pubblicazione annuale progettata da Irma Boom e pubblicata da Koenig Books. Tra qualche mese potrete trovare l’edizione relativa al meeting 2020 anche su Amazon 😀

Ma perchè proprio Verbier?!

Oltre ad essere la località di residenza di Anneliek, Verbier, posizionata ad una altitudine di  1500, è isolata dalle distrazioni della vita urbana e circondata da un paesaggio alpino mozzafiato. Insomma, un luogo ideale per meditare senza lasciarsi troppo distrarre…fatta eccezione per le piste da sci 😉

Inoltre il paese ha anche una galleria d’arte contemporanea, la Bel Air Fine Art.

Devo ammettere che l’evento non è molto pubblicizzato: io l’ho scoperto per caso l’anno scorso girovagando sul web, dopodichè ho iniziato a seguirli con attenzione e…quest’anno sono riuscita a parteciparvi!

Pronti, partenza, via!!! Ecco il resoconto della Art Nomade Milan trasferta di due giorni sulle alpi svizzere.

Parlavamo di speaker illustri…bene, quest’anno una delle relatrici, nonché presentatrice di molti interventi, è stata Jessica Morgan, direttrice dalla DIA: Art Foundation assieme a Nathalie de Gunzburg.

Avete capito bene! Stiamo parlando della famosa fondazione nata a New York nel 1974 per sostenere gli artisti nella realizzazione di progetti di grande portata e dimensioni.

La DIA: Art Foundation è stata anche uno degli sponsor del Verbier Art Summit 2020.

Notate bene: tutti gli intervenuti lo hanno fatto in forma gratuita.

Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  Verbier Art Summit

Dunque, due giorni di conferenze ed attività: potete scorrere qui il programma.

Ho assistito a tutte le tavole rotonde, ma devo confessarvi che alcuni interventi più di altri sono stati d’ispirazione. Volete scoprire quali?!
In primis il discorso di Joan Jonas: l’arzilla ottantreenne è un’artista visiva americana, pioniera della video arte e della performance. I suoi progetti hanno fornito le basi a molti artisti successivi.

verbier art summit
Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan   Joan Jonas in conversazione con Jessica Morgan

Il suo impegno nella preservazione dell’ambiente marino è encomiabile!

Vi ricordate la sua mostra Moving off the Land II che ha tenuto banco alla Chiesa di San Lorenzo durante l’ultima Biennale di Venezia?!

Senza dimenticare poi che, durante la Biennale del 2015, la giuria ha voluto premiare il padiglione degli Stati Uniti d’America per “Joan Jonas: They Come to Us Without a Word”.

La sua energia è strepitosa e dovrebbe far riflettere noi giovani, che a volte siamo tali sono per età anagrafica 😉

Sono dunque molti gli artisti che con le loro creazioni si impegnano nella sensibilizzazione del pubblico sui temi ambientali.

Potremmo definirli i “Greta Thumberg dell’arte”: tanti sono famosi, moltissimi non lo sono ed è questo il problema. La mancanza di “pubblicità” non permette ai più di venirne a conoscenza dei loro progetti con tempismo.

Un’artista famoso in questo ambito?! Il danese Olafur Eliasson.

Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  Verbier Art Summit

verbier art summit
Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  Olafur Eliasson

Altro discorso per me illuminante è stato quello della filosofa ed attivista brasiliana Djamila Ribeiro.

La lotta per i diritti civili non può essere disgiunta dalla lotta ai cambiamenti climatici. Infatti, se si analizza la questione, si vede come le minoranze indigene del pianeta siano le prime ad occuparsi di preservare la terra, mentre combattono per vedere riconosciute le loro prerogative.

La Ribeiro, nello specifico, si occupa di dar voce non solo alle diverse etnie, moltissime nella sua nazione, ma anche di difendere la libertà d’espressione femminile.

Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  

Djamila Ribeiro
Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  Djamila Ribeiro

In un paese in cui un libro costa l’equivalente di 4,00 Euro (cifra enorme vista la povertà dilagante) Djamila Ribeiro ha fondato una collana di libri low prices sul tema del black woman pride.

Inutile dirvi che il progetto ha riscosso un enorme successo.

Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  

Diritti civili, ambiente e…architettura. Da sempre il ramo delle costruzioni è in prima linea quando si tratta di evitare gli sprechi energetici.

Pensate che alcune fondazione culturali estere si sono impegnate moltissimo a favore dell’ambiente. Mostre allestite con materiali totalmente riciclabili, uso intelligente dei sistemi di riscaldamento delle sale, nuove strutture costruite  nell’ottica dell’impatto zero.

Certo il nostro Bel Paese ha problemi ben più cogenti da affrontare, ma chissà che in un futuro non troppo distante anche l’Italia possa diventare una nazione virtuosa in tal senso, vista la ricchezza di patrimonio e la numerosità di luoghi dedicati alla cultura.

Altro momento interessante è stata la proiezione serale di ben tre film presentati all’ultima Biennale de l’Image en Mouvement: Red Gold di Karimah Ashadu, Parsi di Eduardo Williams e Mariano Blatt, No History in a Room filled with People with Funny Names di Korakrit Arunanondchai. Ed ecco che Venezia torna con prepotenza: l’ultima pellicola è stata presentata anche alla 58esima Biennale 🙂

Korakrit Arunanondchai
Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  No History in a Room filled with People with Funny Names, Korakrit Arunanondchai

Gli altri due girati erano ambientati rispettivamente in Nigeria e Guinea Bissau…

Inutile sottolinearvi il mio interesse ?

La Biennale de l’Image en Mouvement è stata una bella scoperta: l’ultima edizione aveva fatto tappa anche alle torinesi OGR…un appuntamento da segnarsi in calendario!

Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan 

Altro tema importante è stato quello della land art, come era prevedibile. Le opere d’arte che si integrano con l’ambiente circostante in maniera simbiotica sono il primo pensiero del pubblico quando si parla di cultura ed ambiente.

Anche Verbier ha il suo piccolo “parco” a tema: la Verbier 3-D Foundation gestisce un percorso di 3 km a 2300 metri costellato di opere d’arte.

Ogni anno un artista viene invitato in residenza. Nel 2019 è toccato all’austriaco Karsten Födinger che ha creato “Pilier Erratique” riflettendo sullo scioglimento dei ghiacciai ed il riscaldamento globale.

Un privilegio aver ammirato l’opera ascoltandone la spiegazione direttamente dal suo creatore.

verbier 3d foundation
Salviamo il nostro pianeta…tramite l’arte! – Art Nomade Milan  Pilier Erratique, Karsten Födinger

Arte e cultura sono dunque fondamentali nella preservazione del pianeta?!

Art can make the difference“: l’istruzione e l’educazione visiva sono strumenti potentissimi, che possono contribuire ad un cambiamento delle mentalità.

É arrivato il momento di fondare un “creative climate mouvement” ?